Lavoro e scuola: il modello Elis

Elis è una realtà no profit il cui nome racchiude in sé quattro pilastri fondamentali: educazione, lavoro, istruzione e sport. Nata nel 1962, l’organizzazione si rivolge ai giovani e alle imprese, costruendo con loro percorsi formativi, progetti di innovazione e attività di sviluppo sostenibile. Elis opera in Italia e nel mondo, favorendo il lavoro come strumento di emancipazione personale e opportunità per mettersi al servizio degli altri. Tra le diverse iniziative portate avanti da Elis, spicca l’orientamento al mondo professionale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, avendo creato un Consorzio di grandi e piccole-medie imprese. Il responsabile del team di sviluppo manageriale e dell’ufficio marketing operativo, Gianluca Sabatini, ha risposto ad alcune domande di Education Around.

Parliamo del Consorzio Elis. Di cosa si tratta esattamente?

È uno degli strumenti di cui l’associazione si serve per mantenere un dialogo continuo con le imprese e portare, tramite esse, la formazione professionale agli studenti e alle studentesse. Negli anni ‘90 vi erano solo quattro aziende aderenti. Ad oggi annovera più di 100 grandi imprese, oltre ad altre 350 medie imprese che gravitano attorno al mondo di Elis. Queste ultime non aderiscono formalmente al Consorzio ma vi è con loro un dialogo costante, con lo scopo di accomunare spunti, bisogni e necessità per formare chi lavora già in azienda e preparare al meglio i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Noi non siamo un’università, non abbiamo dei filoni di ricerca ma costruiamo nuovi progetti con prospettive di sviluppo professionale. Collaboriamo con una rete di 350 scuole superiori su tutto il territorio italiano, che rappresentano un bacino fondamentale per l’informazione e  il raggiungimento della nostra missione. A questo si aggiungono anche alcune Università, consorziate e non. È un ecosistema complesso, costituito di più parti.

Qual è il suo ruolo all’interno di questa grande realtà?

Nel concreto, guido due gruppi di lavoro. Uno è il team che si occupa della formazione e dello sviluppo manageriale. Curiamo tutte quelle iniziative pensate per gli adulti, focalizzate sulle competenze umane  e organizzative. Il secondo, abbastanza recente in Elis, è l’ufficio del marketing operativo. 

Elis costituisce dunque un gruppo che rappresenta e interpreta interessi e richieste del settore privato. Per la nostra esperienza su Reggio Emilia, c’è molto scetticismo all’interno degli istituti scolastici riguardo a questa formazione più professionale. Anche voi avete riscontrato una certa resistenza?

Lo scetticismo c’è, ma da entrambe le parti. Sia la scuola che le aziende stesse nutrono dubbi sul possibile valore che questo confronto potrebbe costituire. Va costruito un rapporto basato sulla fiducia e sulle competenze, ed è quello su cui abbiamo lavorato negli ultimi 30 anni. Se si lavora in trasparenza e consapevolezza, i possibili errori sono anche facilmente correggibili. Non abbiamo ricette pronte, ma ogni sei mesi abbiamo tavoli di lavoro per progettare nuove iniziative, rinnovando continuamente il percorso. Per sostenere tali programmi, fino ad ora Elis ha vissuto con fondi privati poiché ad ogni impresa partecipante è richiesto un contributo. Le aziende devono farsi carico non solo dell’apporto di know-how ma anche dei costi progettuali.

Riguardo ai progetti Elis nelle scuole, sono percorsi variabili anche a seconda del contesto o avete piuttosto un ‘pacchetto’ di formazione?

Abbiamo chiaramente delle iniziative che si modificano ogni anno, ma scegliamo insieme i progetti specifici da mettere a disposizione. Per i giovani, ad esempio, più che sulla formazione puntiamo sull’orientamento personale alle opportunità del mondo lavoro, partendo dalle caratteristiche individuali. Senza presunzione ovviamente, perché parliamo solo rispetto ai settori con cui collaboriamo. I corsi che facciamo sono di avvicinamento a questi mestieri, per lo più tecnici-specialistici. 

La difficoltà più grande è quella di ideare una scuola che anticipi le richieste delle aziende. Secondo lei, in una realtà così dinamica e mutevole come quella attuale, sono solo enti del terzo settore come Elis che possono portare capacità trasversali o soft skills nelle scuole? Esiste la possibilità che queste ultime riescano a ‘mantenere il passo’ autonomamente?

Per questa risposta, bisogna prima fare una premessa sul ruolo delle scuole superiori nella crescita e formazione dei ragazzi. Un aspetto non ancora sufficientemente indirizzato nelle scuole e nelle università, è quello di aiutare i giovani a scoprire le proprie vocazioni professionali, incanalando passioni e aspirazioni in contesti professionali, di studi e di carriera adeguati. Non esistono percorsi precostituiti, ognuno deve trovare la propria strada. Così come bisognerebbe superare il paradigma della bocciatura, del fallimento. Perché questi non precludono la possibilità di fare qualche passo indietro e intraprendere una scelta diversa.  Un tema importante dovrebbe essere anche la valorizzazione dell’insuccesso; la componente nozionistica negli studi è importante ma non è esclusiva. Tutto questo per dire che, se un tempo potevamo permetterci di insegnare un solo mestiere perché quello rimaneva per tutta la vita, oggi i giovani devono allenarsi ad apprendere continuamente. In questo le scuole dovrebbero abituare gli studenti all’evoluzione continua. Come si può fare? Dialogando con il territorio, con le istituzioni. Elis spinge affinché le scuole diventino sempre più un hub di aggregazione con le imprese. Questo per aiutare i ragazzi a comprendere anche dover poter effettivamente mettere in campo le proprie competenze, senza dover cercare al di fuori dell’Italia stessa. Più parti devono concorrere alla costruzione del loro futuro.

Come Elis, anche Education Around aspira a diventare una di quelle “parti”, grazie all’impegno e alla passione dei suoi volontari. Il futuro delle nuove generazioni costituisce una missione fondamentale, che necessita della cooperazione di più attori. I giovani meritano di essere accompagnati al meglio delle loro capacità sulla strada dell’avvenire.

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