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A scuola nel mondo: uno sguardo al Belgio

Un sistema accessibile, ma non sempre inclusivo

Alcune persone dicono che per capire un Paese bisogni entrare nei suoi supermercati, altre che bisogni camminare per le sue strade e parlare con la sua gente. Ma solo varcare l’ingresso delle scuole e ascoltare gli studenti può dare un assaggio non solo della quotidianità di un luogo, ma anche e soprattutto del suo futuro. Il sistema scolastico di uno Stato è lo specchio della sua cultura, delle sue credenze e delle sue priorità.

In Education Around crediamo che non sia importante solo cosa viene insegnato, ma anche come si educa. Allora partiamo per la nostra prima destinazione: come si impara in Belgio?

Un sistema educativo diviso in tre 

Abbiamo intervistato Charlotte, una giovane maestra di arte e operatrice sociale di Knokke, una località sulla costa fiamminga. Il Belgio è infatti un paese in cui convivono tre differenti comunità linguistiche –  fiamminga, francese e tedesca – e che è diviso in altrettante regioni, non sovrapponibili però alle comunità linguistiche. A nord ci sono le Fiandre, di lingua fiamminga, a sud la Vallonia, di lingua francese, e la regione di Bruxelles, in parte di lingua fiamminga e in parte francese. L’amministrazione del sistema scolastico è particolare: il ruolo del governo federale nella gestione è limitato alla durata e all’età della scuola dell’obbligo, mentre il resto è affidato interamente alla comunità linguistica, che ha un ampio margine di autonomia nella gestione delle scuole e dei relativi fondi. Data la provenienza di Charlotte, in questo articolo ci concentreremo sulla scuola fiamminga, frequentata dal 58% degli studenti e delle studentesse di tutto il Belgio. 

Le scuole in Belgio sono sia pubbliche che private, ma queste ultime ricevono sostanziali finanziamenti dallo Stato per garantire l’accessibilità economica della scuola dell’obbligo. Nelle Fiandre, racconta Charlotte, esistono tre tipologie di scuole suddivise per tipo di finanziamenti: le scuole pubbliche finanziate dalle Fiandre, quelle pubbliche – le più economiche – con finanziamenti provenienti dal governo centrale o dall’amministrazione locale, e quelle private ma riconosciute dallo Stato. A quest’ultima categoria appartengono le scuole cattoliche, che secondo dati del 2013-2014 corrispondono al 66.69% delle scuole nelle Fiandre. Tuttavia, come le altre, esse non presentano costi elevati e prevedono un supporto per le famiglie che non hanno la disponibilità economica sufficiente. La distinzione tra scuole pubbliche e private in Belgio è, quindi, più di natura amministrativa che economica. Questo riflette quanto affermato nell’articolo 24 della Costituzione belga, che sottolinea il diritto di ogni studente e studentessa ad avere una libera educazione morale o religiosa.

È anche vero che, soprattutto per quanto riguarda la comunità fiamminga, sono stati riconosciuti alcuni problemi nell’allocazione di fondi: si osserva uno sbilanciamento di risorse affidato agli stadi più avanzati della formazione, pochi fondi per gli istituti che si occupano di compensare lo svantaggio a livello educativo, e una mancanza di chiarezza sulla relazione input-output legata ai finanziamenti. 

Scuola secondaria: quattro percorsi

Fino ai dodici anni la scuola in Belgio offre lo stesso percorso a tutte e tutti, ma alla soglia dei tredici è necessario fare una scelta tra quattro tipologie di istituti in cui si studierà fino ai diciotto anni. 

I quattro percorsi scolastici sono i seguenti:

«ASO, dove si studia latino, greco, lingue moderne ed economia – materie difficili insomma, e che solo persone molto portate per lo studio riescono ad affrontare . È un percorso molto teorico e sono presenti pochi tirocini e praticantati. In più, arrivati ai diciotto anni è necessario continuare a studiare perché non si ha nessuna formazione lavorativa.
BSO, che è la scuola più pratica. Sono comunque presenti materie come lingue, francese o fiammingo e matematica, ma la maggior parte del percorso è dedicato a studi professionalizzanti, come la falegnameria o la meccanica. Sono ovviamente presenti tirocini e praticantati.
KSO, la scuola di arte, dove tutto è orientato a quell’ambito. Si studiano però anche le basi delle altre materie.
TSO, che è una via di mezzo tra ASO e BSO – la componente teorica e quella pratica sono bilanciate, con un buono spazio lasciato a tirocini ed esperienze lavorative orientate ai propri interessi.»

E dopo la scuola?

La scelta della scuola secondaria non è vincolante nell’accesso all’istruzione universitaria dopo i 18 anni. Solo nel caso del BSO potrebbe essere necessaria una preparazione aggiuntiva. 

L’immagine qui di seguito illustra bene il percorso.

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Different Levels of Education in Flanders. Tijmen Stam, 2006

L’esperienza di Charlotte

Charlotte ci racconta che, una volta finita la scuola primaria in un istituto cattolico, ha deciso di studiare in ASO, un percorso che però per lei si è rivelato troppo complesso a causa della sua dislessia. Così si è spostata in una TSO orientata alle scienze sociali e lì ha trovato se stessa, scoprendo l’amore per aiutare le persone e per lo studio del funzionamento della mente umana. 

L’inclusione di studenti e studentesse con bisogni speciali, come handicap o difficoltà di apprendimento, è un tallone d’Achille per il sistema scolastico belga. Non solo nelle scuole fiamminghe e non solo nell’esperienza di Charlotte, che lo segnala come un aspetto migliorabile nel sistema scolastico del suo paese. 

L’impressione è che con il decreto M-decree del 2014, che adeguava le pratiche in vigore al diritto degli studenti con bisogni educativi speciali a essere ammessi nell’educazione tradizionale (come richiesto dalla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2009), i dati riportati dagli enti nazionali effettivamente riflettano una maggiore inclusione numerica, ma forse non una corrispondente attenzione qualitativa.

Dopo il TSO il percorso educativo di Charlotte è proseguito con due lauree triennali. Charlotte ci dice che è molto facile trovare lavoro in Belgio con un diploma universitario, che forse può servire tempo per trovare il lavoro perfetto, ma che solo a Gand, dove lei ha studiato per la sua ultima laurea in scienze sociali, ci sono moltissime opportunità lavorative. 

Chi trova lavoro in Belgio?

Un mercato lavorativo florido è confermato anche dalle stime ufficiali, oltre che dall’impressione dei giovani. Le stime ufficiali della Commissione Europea mettono in luce che le Fiandre sono la regione con il maggior numero di posizioni lavorative aperte (65%), seguite dalla Vallonia (21%) e poi da Bruxelles (14%). La maggior parte di queste posizioni sono concentrate in cinque settori: il terzo settore, la scienza e i servizi amministrativi, l’industria, il commercio e le costruzioni. 

Peraltro, rispetto al 7.8% italiano, il Belgio ha un tasso di disoccupazione del 5.6%, (dati Ottobre 2023). Tuttavia è anche vero, come riporta il report dell’OECD, che l’accesso al mercato del lavoro è più difficile per coloro che non hanno un’istruzione secondaria, le persone immigrate da città non europee e coloro che hanno seguito un percorso scolastico professionalizzante ma senza un training almeno elementare sulla professione che intendono perseguire. Viene anche qui sottolineato che è sempre più importante possedere un titolo universitario, dal momento che il numero di lavori che richiedono una formazione superiore è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni. 

L’università in Belgio: aspetti positivi e note dolenti 

L’università in Belgio è pubblica e, secondo gli studi OECD, l’equità di accesso è molto elevata. Il Belgio ha un alto tasso di partecipazione all’educazione terziaria, superiore alla media riscontrata nella ricerca, proprio perché, se da un lato è necessaria per essere più competitivi nel mercato lavorativo, dall’altro la sua gratuità non la rende di difficile accesso. La componente di gratuità dello studio è uno dei punti forti dell’educazione in Belgio che, sottolinea Charlotte, è unito alla possibilità, in caso di bisogno, di chiedere sostegno economico e psicologico. 

Un’altra componente che Charlotte ci ha detto di aver molto amato del suo percorso formativo sono gli insegnanti: «Gli insegnanti ci hanno parlato della loro professione con amore, e ci hanno così fatto amare la scuola». In Belgio basta possedere una laurea triennale e una magistrale per poter insegnare nelle scuole secondarie. Per avere invece l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole primarie è sufficiente avere una laurea triennale. Questa modalità può essere ritenuta non sufficiente secondo l’OECD, soprattutto comparandola con gli anni di formazione media richiesti in altri Paesi (ad esempio, in Italia serve una Laurea magistrale specifica in Scienze della Formazione Primaria). Lo stipendio degli insegnanti è tra i più alti. 

Un tema sensibile per il sistema scolastico belga, ma in realtà per tutti i paesi europei, è quello dell’inclusione scolastica e delle pari opportunità per le persone extracomunitarie. Su questo tema il Belgio non splende per virtù, nonostante alcune politiche di inclusione, come le nuove iniziative di supporto linguistico sia a bambini che ad adulti messe in atto dal 2015. Sebbene la scuola sia pubblica e l’educazione obbligatoria fino ai 18 anni, periodo più lungo della media (intorno ai 16 anni in UE), tanto nel PISA 2015 quanto nel PISA 2022, pubblicato proprio questa settimana, sono state rilevate differenze considerevoli nei risultati di ragazzi e ragazze immigratə e non. Dal momento che sono mediamente gli studenti e le studentesse della comunità fiamminga a ottenere i risultati scolastici migliori in scienza, lettura e matematica, il gap in questa regione risulta particolarmente ampio. Charlotte non ha avuto molta esperienza di compagni con background culturali diversi dal suo e non ha quindi potuto fornire uno sguardo dall’interno su questo argomento. 

Il percorso scolastico di Charlotte non è stato semplice: ha dovuto confrontarsi prima con la dislessia, poi con la necessità di muoversi in un’altra città per frequentare una scuola secondaria differente, e infine con la depressione, di cui ha sofferto durante gli anni universitari anche a causa della pandemia da COVID-19. 

Questo non le impedisce di esprimere tutta la sua gioia e il suo orgoglio per il percorso educativo che ha seguito. Il fatto che la formazione terziaria in Belgio non abbia un costo elevato le ha permesso di specializzarsi in due aree diverse, come insegnante e come operatrice sociale, cosa che la fa sentire più completa. Aver studiato sia a Gand che a Bruges le ha permesso di instaurare nuovi legami e di conoscere nuove città, allargando la sua prospettiva su orizzonti diversi.  Studiare scienze sociali le ha permesso di superare molte delle sue barriere. Le difficoltà affrontate durante il suo percorso, una volta superate, l’hanno resa pronta e desiderosa di esserci per altre persone che vivono situazioni simili alla sua. 

Conclusioni

L’articolo 24 della Costituzione belga garantisce a ogni studente un’educazione libera e nel rispetto dei diritti civili, nonché gratuita fino alla fine dell’istruzione obbligatoria. Questo sembra emergere dalla presenza di una certa varietà di istituti presenti sul territorio fin dalla scuola primaria, tutti garantiti nella loro gratuità o supplementati da supporti statali. 

Charlotte, con la sua storia e la sua esperienza, ci ha dato un esempio del funzionamento del mondo dell’educazione in Belgio. Nonostante le tante difficoltà, attraverso il dialogo con lei si ha l’impressione che il Belgio, grazie ad un sistema che favorisce l’apprendimento e garantisce l’inserimento nel mondo lavorativo, trasmetta ai giovani fiducia nel futuro.

Tuttavia, un sistema educativo accessibile non può prescindere da un’attenzione verso l’inclusione delle minoranze linguistiche, culturali e territoriali: l’equità passa anche da un ambiente vario ed eterogeneo, che garantisca pari opportunità a studenti e studentesse con background diversi e favorisca la contaminazione tra idee, culture e punti di vista. Su questo, indubbiamente, c’è ancora della strada da fare.

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