Alzate la mano se vi hanno mai chiesto: “Che cosa vuoi fare da grande?”.
Con queste parole, e con qualche risatina piena di imbarazzo da parte del pubblico, si apre il discorso, o TED talk, dal titolo “Why some of us don’t have one true calling” di Emilie Wapnick, scrittrice, artista e fondatrice di Puttylike. A questa domanda, diverse mani si alzano nella platea. La giovane donna continua quindi chiedendo al pubblico di alzare nuovamente la mano se la domanda “Che cosa vuoi fare da grande?” ha mai causato ansia a qualcuno. Di nuovo, molte mani alzate e qualche risatina. Emilie rivela poi di essere tra le persone a cui questa domanda è stata posta molte volte, e di averne tratto molta ansia. Il problema, dice, non era che “non avessi alcun interesse – ma che ne avevo troppi”.
Quante volte durante nel corso della carriera scolastica e, più in generale, nel corso della vita si è chiamati a scegliere cosa fare, in cosa specializzarsi? Per alcuni, queste scelte sono automatiche, quasi istintive. C’è chi sa fin da piccolo di voler diventare un chirurgo, un elettricista, un insegnante, e riesce poi a realizzare questo suo sogno, grazie alla forza e alla portata della sua passione. Queste persone esistono, ed esiste un altro gruppo di persone che un po’ le invidia: quelli per cui scegliere un percorso o una direzione è ogni volta un’agonia.
Avere tanti interessi, nel mondo di oggi, non è facile. Sembra sempre che per realizzare qualcosa, per diventare qualcuno, sia necessario iperspecializzarsi, e un po’ è così: non possiamo avere la cultura enciclopedica di un Leonardo da Vinci, perché la mole dello scibile umano è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi secoli, e per poter dire di conoscere qualcosa anche solo in un campo davvero ristretto si deve dedicare moltissima energia e moltissimi anni allo studio di quella determinata materia. E una volta che ci si è addentrati in un argomento, che ci si è spinti in una certa direzione, è difficilissimo tornare indietro, e a farlo sembra di sprecare tutta la fatica e le lacrime profusi per arrivare fin lì.
Ma nel corso della propria esperienza si è costantemente portati a compiere nuove scelte. Il percorso decisionale di ognuno si può immaginare come un albero; si parte, da bambini, dal tronco, per arrivare ad un singolo rametto o ad una fogliolina, a seconda della direzione presa ad ogni intersezione tra rami. Culturalmente, è posta molta enfasi sulla specializzazione, nel percorso scolastico e nel lavoro (anzi, sembra che non sia possibile costruirsi una carriera, se si hanno troppe passioni che appaiono tra loro discordanti). Ma questa non è l’unica modalità possibile, come ricorda Emilie nel suo discorso. Si possono intraprendere più strade nel corso della vita, e si può anche tornare indietro, e lo si farà sempre con delle conoscenze e delle abilità in più. Magari in questo modo non si raggiungerà la foglia più alta dell’albero, ma si potrà prendere il meglio che ogni ramo ha da offrire.
L’innovazione nasce alle intersezioni. Oggi più che mai percorsi di studi poliedrici e passioni strampalate, sfruttati da una persona intelligente e creativa, possono essere un trampolino di lancio per carriere originali e per vere e proprie innovazioni. Non c’è nulla di male ad avere molte passioni: si può essere un mosaico anziché essere un quadro.
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