Negli articoli, e in ogni testo divulgativo, è importante assicurarsi che chi scrive parli la stessa lingua di chi legge, e che i due, muovendosi per così dire su un terreno comune, possano incontrarsi e comprendersi a vicenda.
Per questo motivo ci è parso necessario dare inizio a questa nuova rubrica con un editoriale diverso dagli articoli che di norma verranno pubblicati fra le sue pagine. Questo articolo non è esattamente la “puntata pilota” della nuova rubrica, ma piuttosto un trailer, o persino un manifesto di quello che intendiamo proporre qui.
Nella composizione di questo testo, e di quelli che seguiranno, sono emerse alcune difficoltà che è importante sottolineare per capire il modo in cui intendiamo parlare di cultura e formazione in questa sezione del blog.
I contenuti di questa rubrica, infatti, non sono stati facili da raccogliere, né facili da scrivere. Si tratta ad esempio di una rubrica realizzata interamente in momenti rubati ad altro.
Un po’ è stato scritto la sera, prima o dopo o dopo ancora quanto era stato pianificato. Un po’ il mattino, per puro caso e per riempire del tempo rimasto fortunatamente vuoto. Quasi tutto è stato scritto nel corso di alcuni fine settimana in cui è difficile resistere alla voglia di vegetare a letto.
In questa rubrica si parlerà di cultura, dunque qual è il legame fra la cultura e il vegetare a letto nel week-end?
A tal proposito suggerisco un calco della celebre massima di Fran Lebowitz, «La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire». (Fran Lebowitz, La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire, Bompiani, Milano 2021) Direi «La cultura è qualcosa da fare quando si sceglie di non vegetare».
Con buona pace delle Ore d’Ozio di Kenkoo Yoshida.
Il problema è staccarsi dall’ozio per parlare di cultura e farla, per fruirne e per rapportarsi ad essa.
In latino, otium e negotium sono termini che si riferiscono a due modi complementari di impiegare il proprio tempo, ed è curioso osservare come la vita attiva e impegnata, il neg-otium non sia altro che il negativo del tempo libero trascorso in contemplazione, l’otium. La relazione fra queste due dimensioni, e la loro compenetrazione è un tema di grande interesse, soprattutto quando ci si chiede che tipo di tensioni emergano dalla loro contrapposizione.
Abbiamo osservato che gli intervalli dedicati alla cultura stanno in un rapporto paradossale e complesso con il resto della vita. Ne fanno parte ma ne sono anche separati eppure la vita e la cultura si sostengono in qualche modo a vicenda.
In questa rubrica parleremo soprattutto di questo, anche se il discorso sulla cultura e sui suoi aspetti formativi è complesso da accostare, perché può assumere numerose forme.
Il focus di questa rubrica però non punta su queste innumerevoli forme, quindi ecco ciò che questa rubrica non è.
La nostra intenzione con questa rubrica non è quella di elaborare un canone, una lista di libri da leggere per essere doverosamente formati e perfettamente colti.
Non intendiamo neanche, per quanto debba essere molto divertente farlo, salire in cattedra per dissezionare aspramente il lavoro altrui, recensendo severamente ciò che ci sembra mediocre.
Infine, non vogliamo «prenderci la briga, e di certo il gusto, di dare a tutte il consiglio giusto» perché ci rendiamo conto che quello che può apparire necessario, rilevante o significativo ad alcuni rimane invece indecifrabile per altri.
Tenendo conto di questo, ci poniamo l’obiettivo di proporre ai nostri lettori una antologia di spunti significativi, anzitutto per noi. Dopo il vaglio della nostra redazione, ci auguriamo che le nostre proposte possano superare anche il vostro esame di lettori e mettere in moto in voi, come hanno fatto in noi,un diverso orientamento che ci fa alzare dal letto su cui,fino ad un attimo prima, vegetavamo.
Un aspetto centrale che terremo presente sarà quello di riflettere in primo luogo sulle esperienze, le letture, le scoperte che per noi sono parte imprescindibile della nostra formazione. In forma di articoli scritti a più mani vogliamo proporvi, come detto, non un canone di riferimento ma un’antologia di ciò che in noi suscita passione per il sapere inteso nelle sue forme più varie.
Ci auguriamo che per voi questa rubrica sia un utile florilegio dal quale scegliere le proposte che troverete più interessanti, lasciandovi ispirare da quello che sentite affine, e provocare da quello che sentite estraneo. In poche parole, ci auguriamo che quanto racconteremo metta in moto in voi qualcosa di altrettanto potente e trasformativo rispetto a quello che ha suscitato in noi.
Una rubrica inutile?
Un testo che può ricordare per intento e forma la nostra rubrica è L’utilità dell’inutile di Nuccio Ordine. Anche se non tutti condividono la sua tesi di fondo, esso è certamente un punto di riferimento per molti. Si tratta di un testo che ha la capacità di suscitare conversazioni importanti da avere quando si tratta di cultura e formazione. La lettura di Ordine ad esempio ci fa riflettere sul nostro contesto politico che pensa alla cultura e alla formazione in termini di capitale umano, quindi necessariamente in un’ottica di investimento e resa.
«Molte volte l’impegno che gli uomini mettono in attività che sembrano assolutamente gratuite, senz’altro fine che il divertimento o la soddisfazione di risolvere un problema difficile, si rivela essenziale in un ambito che nessuno aveva previsto, con conseguenze che portano lontano. Questo è vero per poesia e arte, com’è vero per scienza e tecnologia.» (Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile, Rizzoli, Milano 2013) scrive Ordine, facendo riferimento ad un testo di Italo Calvino. La nostra riflessione, pur prendendo atto di questa forma “utile” dell’inutile, non mira a porsi in quest’ottica. Il contributo che desideriamo proporre qui è più a monte rispetto alla resa inaspettata dell’inutile, e piuttosto si concentra sull’incontro con la cultura nel contesto complesso del quotidiano.
Una riflessione sull’utilità però è un punto di partenza interessante per ogni progetto, in modo da stabilirne sin dall’inizio gli obiettivi e la portata. Premettiamo allora che in questa rubrica le proposte che andranno susseguendosi saranno spesso inutili, se viste dal semplice punto di vista utilitaristico.
Questa rubrica non è né un utile bignami per i must-know della cultura odierna, né un solido canone per un background culturale completo.
Sarà senza dubbio un progetto dalle numerose lacune e dai vari punti ciechi, perché non intende, sia chiaro sin da subito, esplicare e concludere. Non ci interessa esaurire i temi di cui trattiamo.
Lo scopo della rubrica sarà soprattutto dare inizio a conversazioni, in primo luogo fra chi scrive, e suscitare poi dialoghi e scambi di idee fra i lettori. Queste conversazioni, da noi aperte e poi affidate a chi legge in forma di articolo, vorremmo fossero continuate da voi in modo da aprire piuttosto che chiudere, da mettere in moto esperienze piuttosto che portare a compimento comprensioni esaustive di cui (qui) non ci vogliamo occupare.
Un altro rilevante punto di inutilità sarà probabilmente legato al carattere personale delle esperienze che vi proporremo.
Capita a volte di fermarsi, ad esempio, davanti ad una tela che sembra interpellare solo noi fra i visitatori di un museo, o di sentirsi rapire da una frase musicale che in qualche modo siamo i soli a cogliere.
Per chi scrive sarà un piacere condividere quanto scoperto con i lettori, ma non si tratterà di una rubrica di istruzioni su come si mette in moto il processo di educazione e formazione. Saremo contenti se, seguendo percorsi simili, e persino ispirati dai nostri testi, i lettori si sentiranno animati dalla stessa passione che si accende in noi. Il nostro desiderio è soprattutto quello, presa coscienza del complesso rapporto fra impegno, formazione e vita, di suggerire una serie di punti d’accesso, di aperture che possano mettere in moto un dialogo che ci sembra importante, per quanto inutile.
A proposito dell’impegno
Fra ozio e formazione si interpone spesso, purtroppo, l’impegno. Questo fattore scomodo interviene più volte, e in modi diversi, sulla scena.
Innanzitutto a volte l’impegno è necessario per dedicare spazio alla formazione. Attività prettamente ricreativea volte vanno messe da parte, perché purtroppo non è sempre facile mettersi nella condizione di imparare, ma soprattutto non è facile aprirsi a nuovi ( e raramente rassicuranti) stimoli.
Alzarsi dal divano e uscire per andare a teatro non è sempre facile, e ha un costo.
Mettersi sul divano a leggere, ad esempio, Nuccio Ordine, anziché andarsene a dormire dopo il lavoro non è sempre facile, e ha un costo.
Non è una coincidenza che questo articolo sia stato interamente scritto in intervalli di tempo rubati, in cui sarebbe stato più facile, da un certo punto di vista, fare altro.
Di certo scriverlo è stato più significativo rispetto a tutte le utili alternative che avremmo dovuto preferirgli. Inoltre, scriverlo è stato impegnativo, è stato il risultato di una precisa scelta fra opzioni che gli erano preferibili sia dal punto di vista dell’utilità sia dal punto di vista del divertimento (per quanto si ami scrivere, il venerdì sera a volte si vuole uscire fino a tardi, possibilmente fino al mattino dopo).
L’impegno poi va considerato anche con un significato diverso. Trattandosi di una proposta culturale, la nostra può dirsi proposta impegnata?
Prima si faceva riferimento a L’utilità dell’inutile di Ordine. A volte questo testo viene descritto come un prezioso antidoto che può difendere l’animo da una visione esclusivamente utilitaristica e quantitativa del modo in cui si impiegano tempo e risorse.
È giusto però pensare ad una proposta culturale nel linguaggio farmaceutico che oggi, per evidenti ragioni di cronaca, va per la maggiore?
Walter Siti si pone questa e altre domande nella sua raccolta di saggi Contro l’impegno. La letteratura deve fare del bene, la cultura deve salvare delle vite?
Queste domande ci impongono di stabilire quale sarà il nostro rapporto con la “cultura impegnata”.
. Questa non sarà necessariamente una rubrica contro l’impegno, ma sin d’ora vorremmo espressamente chiarire il rapporto, inevitabile, che terremo con l’impegno nel portare la nostra proposta fino a voi, un articolo dopo l’altro.
Del resto, Education Around richiede impegno anche da parte nostra. I contributi saranno sempre, da parte nostra, risultato di riflessione, di vaglio, di attenta selezione. Il nostro impegno sarà volto a offrire di volta in volta proposte quanto più curate e sempre animate dalla convinzione che possano essere significative per chi legge oltre che per chi scrive.
Le nostre proposte saranno impegnate al massimo per rispettare l’orientamento di chi scrive, ma in modo aperto a opinioni altrui e sempre in modo quanto più possibile equilibrato e civile.
La nostra sarà una proposta impegnata in quanto risultato di impegno, ma non orientata alla persuasione che il nostro modo di intendere la cultura e la formazione sia il solo ad essere valido. Piuttosto speriamo che leggendo di quanto accende in noi la passione per la formazione, anche in chi legge cominci una riflessione su impegno, ozio e negozio, e sul ruolo della formazione nella propria vita.
Conclusione. Itinerari, spunti e dialoghi
Veniamo al dunque con quello che la rubrica sarà, con quello che concretamente troverete fra le sue pagine.
In ciascuna nostra uscita desideriamo proporre una esperienza uno spunto di riflessione e uno scorcio di biografia che testimoni una esperienza tale da accendere in noi alcuni interrogativi sulla cultura, sul modo in cui essa interviene nella nostra vita e come essa entra in scena tra ozio e impegno, le scelte che comporta e l’attenzione che suscita e imperiosamente richiede. Ogni articolo sarà scritto a più mani e vorrà essere il risultato di un dialogo di uno scambio di idee all’interno della nostra redazione. A tale dialogo, idealmente, vogliamo invitare chi legge, per trasmettere se non direttamente la potenza di quanto vissuto, almeno quella della domande che in noi ha suscitato, proponendo poi le nostre risposte, con il desiderio che anche voi passate fare lo stesso, fra voi o con chi vorrete aprire conversazioni simili alle nostre.
A fare da ponte fra il nostro dialogo e il vostro, oltre alla rubrica stessa, ci auguriamo possano entrare in gioco le altre proposte di Education Around, in modo da portare avanti la nostra riflessione collettiva sulla formazione in modo quanto più integrato e coerente possibile, il tutto con l’umiltà di chi ammette di non sapere, e la sincera passione di chi rivolge lo sguardo ad un mondo che non smette di incuriosire.