Il programma Erasmus+ per tirocinio permette di arricchire il proprio curriculum professionale e formativo attraverso un’esperienza lavorativa all’estero. Curiosi di sapere che cosa ti lascia un tirocinio Erasmus+, abbiamo avuto il piacere di chiederlo a Giulia Farneti, che ha lavorato a Valencia presso l’organizzazione AESCO (America España Solidaridad y Cooperación) tra settembre e dicembre 2017.
Cara Giulia, di cosa si occupava l’organizzazione presso cui eri ospitata e qual era il tuo ruolo all’interno di AESCO?
AESCO è una Ong che si occupa di temi inerenti all’occupazione, inclusione sociale ed immigrazione. In particolare ho avuto modo di lavorare nell’ambito delle migrazioni Spagna/ America Latina. In questo contesto mi occupavo di mettere in pratica un programma finanziato dall’Ue, che si riferiva alla formazione degli immigrati della Colombia e del Paraguay che avessero necessità di rientrare nel proprio paese. Tale progetto (Retorno Voluntario Productivo) consisteva nel formare i candidati ritenuti idonei per poi creare l’attività commerciale fonte del loro sostentamento nel paese d’origine.
Il secondo progetto di cui mi occupavo verteva invece nell’inserimento nel mondo del lavoro di donne vittime di violenza o in situazioni di vulnerabilità socio economica, in questo caso mi sono occupata principalmente dell’area delle risorse umane insieme alla psicologa che dirigeva tutte le procedure di selezione e delle pratiche.
Come è stato l’impatto iniziale con un contesto lavorativo nuovo in un paese nuovo?
Dal mio punto di vista assolutamente positivo, dato che si tratta soprattutto di un paese multiculturale come la Spagna e di una città innovativa e dinamica come Valencia . Non nego che all’inizio mi sentivo disorientata per la quantità di mansioni che mi venivano assegnate, ma passati i primi momenti mi sono sempre sentita molto spronata. Mi sono trovata anche molto facilitata dalla lingua perché conoscevo già lo spagnolo precedentemente. Ma quello che non è mai mancato è stata la spinta data dal contesto umano all’interno dell’ambiente lavorativo. Credo inoltre che trattandosi di un settore molto inclusivo, l’ambito delle Ong e del sociale possano offrire molto, soprattutto per una prima vera esperienza nel mondo del lavoro.
C’è qualcosa in particolare che hai trovato particolarmente stimolante oppure demotivante?
Ho trovato particolarmente motivante tutto il contesto attorno a me, all’interno del quale ho potuto anche sviluppare le cosiddette competenze trasversali di cui spesso si ignora l’effettiva importanza e che vengono forse troppo tralasciate nell’ambito accademico. Ciò che invece ho trovato abbastanza demotivante è stato rendermi conto di quanto la formazione pregressa potesse aiutarmi effettivamente “solo” nell’approccio al lavoro pratico. Purtroppo da questo punto di vista è presente un divario molto grande fra ciò che si studia nelle facoltà di Scienze Politiche e ciò che poi effettivamente si va ad applicare.
Dal tuo punto di vista qual è il valore aggiunto che ti lascia un’esperienza di tirocinio Erasmus+?
Il valore aggiunto che lascia un’esperienza di questo tipo secondo me è capire se quello che si andrà a fare è realmente un “motore” per la persona. Sono sempre stata dell’idea che non si può affrontare un’esperienza di laurea specialistica senza prima aver testato se la “posizione” potenziale che si vorrà ricoprire in futuro è davvero adatta alle proprie aspirazioni personali. Nello specifico della mia esperienza, sentendomi da sempre incline al settore dell’inclusione sociale e dell’aiuto alla persona ho deciso di fare questa esperienza per accertarmi che il mio percorso di studi fosse coerente ai miei desideri. Ho preferito quindi non prendere il “pacchetto a scatola chiusa”. Ho invece avuto modo di parlare con studenti che hanno sperimentato il valore aggiunto di questa esperienza proprio perché dopo il tirocinio hanno sentito la necessità di cambiare rotta.
Un consiglio che ti sentiresti di dare a un futuro tirocinante Erasmus+?
Per quanto banale che possa essere tale consiglio, mentre si svolge un’esperienza di questo tipo trovo più che consigliabile dimenticarsi per un momento dell’ambito accademico. Penso sia necessario focalizzarsi nel capire se effettivamente l’esperienza stia convergendo verso: crescita personale ed umana e crescita a livello pratico e cioè se quello che si impara verrà poi effettivamente applicato per qualsiasi posizione che si andrà a ricoprire. Questi due elementi, a mio parere, penso che possano davvero guidare tutti i periodi all’estero e le esperienze di un giovane studente.
Per chiedere a Giulia ulteriori informazioni o consigli sull’esperienza: [email protected]