Per chi sogna di studiare all’estero settembre e ottobre sono mesi importanti per dedicarsi alle “application”. Da metà ottobre fino a gennaio infatti possiamo contare tutte le deadline delle varie università estere. Non vi è spazio per bozze o improvvisazioni, le application sono il famoso abito che il monaco “lo fa” e lo deve fare anche bene: che si tratti di un prestigioso ateneo inglese come Oxford o una famosa università americana, la regola è prepararsi con un anticipo rispetto alla partenza. Anche un anno e mezzo prima per gli Stati Uniti. Stati uniti e Inghilterra sono da sempre le mete più ambite dagli studenti italiani, ma, dagli ultimi dati raccolti possiamo notare che dopo la Brexit avanzano nuove destinazioni, come l’Olanda. Un Paese all’avanguardia che investe moltissimo nella formazione, tenendo sempre d’occhio le richieste del mercato. Come? Con corsi interamente impartiti in inglese in “college” moderni e costi di iscrizione assolutamente accessibili, che ben si conciliano con il desiderio di volare via dal nido di molti senza dover indebitarsi, al contrario di come accade per le rivali USA e Inghilterra. Ma non ci fermiamo a solo queste tre mete, secondo il Miur, infatti, tra i paesi più scelti ci sono oltre a quelle citate sopra anche Austria, Francia, Germania, Svizzera e Spagna.
Gli studenti italiani che si iscrivono nelle università americane sono aumentati dai 3.535 del 2008 a 4863 del 2015 (+38%), quelli che hanno scelto di studiare in Gran Bretagna sono addirittura raddoppiati dai 6200 del 2010 ai 12745 del 2015 (+105%). Ha visto lievitare le iscrizioni dalle 392 del 2012 alle 936 del 2015 (+138%) l’Olanda (complici le tasse abbordabili). E questi sono numeri in continuo aumento. I ragazzi che puntano ad un percorso di tipo internazionale sono, secondo il Ministero dell’Istruzione, prevalentemente ragazzi residenti nel Nord Italia. Alcuni con maturità italiana, altri con un diploma internazionale, ma non mancano alcuni provenienti da scuole anglofone o un liceo francese oppure alla scuola tedesca.Non ci sono dati puntuali su quali siano le facoltà che scelgono le matricole italiane all’estero, un buon numero di ragazzi sceglie Ingegneria, Scienze Politiche, Business Administration o corsi Management e le facoltà di Lingue.
Sempre più importanti e richiesti sono i corsi in cui lo studente può crearsi un proprio piano di studi ad hoc, non definito fin dall’inizio. Un’idea presa a prestito dalle università americane e non ancora messa pienamente in atto in Italia, almeno per quanto riguarda il percorso triennale. Come già detto in precedenza il fattore cruciale è la tempistica: scegliere è un processo che richiede tempo, il tempo di arricchire il curriculum, studiare le lingue e prepararsi a sostenere i relativi test. Più è ambiziosa la scelta e prima è necessario muoversi. In ogni caso, lo sprint finale è a settembre, quando bisogna inserire nel curriculum le ultime informazioni. La decisione di intraprendere gli studi all’estero una volta conseguito il diploma in Italia non preclude la possibilità di ritornare, una volta concluso il ciclo di studi nel bel paese, infatti quasi tutti i bachelor sono riconosciuti in Italia, tenendo in conto che per certe professioni rientrare nel paese non è scontato perché poi bisogna affrontare l’esame di Stato: avvocato, ingegnere, medico etc, etc.
Nell’era di internet è possibile arrangiarsi da soli nella ricerca della giusta università estera e soprattutto nella stesura di un curriculum allettante, ma esistono anche consulenze (a pagamento) che seguono i ragazzi in questo percorso, alcuni esempi sono Omni Admissions, attraverso cui gli studenti italiani possono fare domanda di iscrizione negli atenei britannici direttamente, perché l’organizzazione italiana funziona da intermediario (in veste di UCAS registered center) e non solo, oppure WEP.
Per concludere diventa indispensabile, dato l’impegno che richiede, chiedersi se è una scelta che vale la pena fare e la risposta può essere soggetta a tante inclinazioni personali, oltre che opinioni diverse e diversi punti di vista, quello che, però, rimane abbastanza vero è che studiare all’estero è sempre una buona scelta. Anche solo per un periodo, erasmus, double degree etc, etc. Dato che ci troviamo all’interno di un mercato sempre più selettivo, dove si compete con altri giovani, poliglotti, che hanno già esperienza di stage e lavoro, per cui diventa importante non chiudersi nel consueto e cercare di aprire i propri orizzonti, in modo da rendersi più appetibili, socialmente ed economicamente.