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Europrogettazione: perchè dovremmo pensare per progetti

Negli ultimi tempi il dibattito politico italiano sta contribuendo alla formazione di un sentimento euroscettico tra i suoi cittadini. Non è mia intenzione andare ad analizzare tale oggetto di discussione e nemmeno portare avanti tesi contrarie od opposte. Ciò su cui intendo concentrarmi è una micro-tematica che va a comporre un ipotetico discorso critico sull’Unione Europea con l’obiettivo di informare più che di convincere. 

Mi spiego. A settembre ho avuto la possibilità di frequentare un corso di formazione in Europrogettazione realizzato dalla Camera di Commercio belgo-italiana a Bruxelles. Il mio interesse era indirizzato alla conoscenza del funzionamento dei finanziamenti per i programmi dell’Unione Europea con la successiva declinazione in call for proposal (bandi). Andiamo per gradi però.

Che cos’è l’europrogettazione? Si tratta dell’attività di redazione di determinati progetti in risposta a bandi dall’Unione Europea. Difatti essa stanzia dei fondi da cui possono attingere associazioni ed enti vincitori dei relativi bandi facenti parte di ampi programmi che coprono le varie tematiche socio-politiche (European Commission, 2004).

Aprirei una breve parentesi sul budget dell’Unione Europea per scacciare qualche (a)critica che possiamo sentire in giro. Spesso sentiamo la frase “ce lo dice l’Unione Europea”.  L’istituzione ha dei valori dichiarati come la pace, la solidarietà fra i paesi membri, il benessere e la crescita socioeconomica, inclusione e lotta alla discriminazione, eccetera. Vi sono delle linee guida e gli stessi programmi ne rispecchiano valori e obiettivi. Ciò che va tenuto in considerazione è il significato dell’adesione e dei contributi economici che il proprio paese versa a favore di un’organizzazione in cui crede, o dovrebbe credere. Difatti ogni Stato membro contribuisce per quel che gli è possibile al budget dell’UE all’interno di un quadro di finanziamento pluriennale.

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Divisione della spesa di budget UE per settore nel periodo 2014-2020. Fonte: UE.

 I finanziamenti che ne derivano sono stanziati a favore di programmi come il noto Erasmus + che promuove cooperazione e mobilità dei giovani nonché promuove le competenze per l’età adulta, mira a contrastare l’abbandono scolastico e incentiva la partecipazione civile dei giovani (il budget stanziato per il periodo 2014-2020 è di 14,7 miliardi di euro). Un altro programma fondamentale è COSME, il quale si pone l’obiettivo di supportare imprese e piccole-medio imprese in termini di competitività e sostenibilità (budget di 2,3 miliardi per 2014-2020). In termini ambientali, data la sempre maggior urgenza che sta acquisendo il tema, abbiamo LIFE, volto all’incentivare politiche dell’ambiente e del clima.

Perché è importante conoscere questi programmi e come si possono legare all’europrogettazione? Essi possono realmente essere il mezzo decisivo per la realizzazione di progetti che incontrino quelle che sono le necessità palesate dal territorio dell’UE e dai vari stati membri. Progettare in risposta ai bandi erogati da questi programmi e ottenere finanziamenti per la realizzazione delle pratiche, individuate come risposte alle situazioni problematiche, è un’attività che favorisce la creazione di output intellettuali come documenti, grandi opere, corsi di formazione e relativi apprendimenti (il motivo che mi ha portato all’europrogettazione). 

Un esempio nostrano che ci giunge da Santarcangelo è rappresentato da BE PART – Art BEyond PARTicipation, un progetto nell’ambito del programma di Europa Creativa (programma dedicato alla cultura e alla creatività) selezionato e dunque cofinanziato dall’Unione Europea (budget di 3 milioni cofinanziato per il 50%). Il progetto vede la partecipazione di 10 partner in una cooperazione quadriennale, dal 2019 al 2023 andando a realizzare attività nell’ambito delle pratiche artistiche volte ad inclusione e partecipazione dei cittadini tra cui workshop, residenze artistiche, incontri, pubblicazioni scientifiche.

Questi sono esempi di aperture a buone pratiche capaci di costruire una rete efficace e solidale tra i paesi. Da questo punto di vista non è da sottovalutare l’aspetto del partenariato che si deve necessariamente ricercare per poter proporre un progetto che sia di beneficio non per un singolo paese. 

Tutto questo è realizzabile, o meglio è a portata di mano vi starete chiedendo? 

La risposta è sì, ovviamente non banalizzando la complessità del percorso e delle formalità in questione. Eppure, proprio con un’ultima distinzione fondamentale l’attività di progettazione ed europrogettazione acquistano importanza. I finanziamenti europei possono essere: a gestione diretta, ovverosia gestiti direttamente dalla Commissione Europea, la quale provvede alla «selezione dei contraenti, l’assegnazione delle sovvenzioni, il trasferimento dei fondi, il monitoraggio delle attività e altri compiti»; a gestione indiretta, ovverosia che «è delegata agli Stati membri. La maggior parte dei progetti finanziati dall’UE, che incidono per circa l’80 % sul bilancio dell’UE, rientra nella gestione concorrente». Proprio quest’ultima vede il nostro paese attivo per quanto riguarda alcune regioni che negli anni hanno acquisito consapevolezza nei termini dei finanziamenti e che utilizzano risorse come quelle del FSE (Fondo Sociale Europeo). Per altri casi, come spesso possiamo osservare da ricerche e statistiche, non vi è ancora un’attivazione decisiva con la conseguenza che i fondi restano inutilizzati e rispediti al mittente. 

Proprio in merito alla questione dei fondi inutilizzati possiamo citare il caso del progetto Horizon 2020 (programma europeo per la ricerca e l’innovazione). Secondo Il Sole 24 Ore l’Italia, nell’ambito di questo programma, risulta aver conquistato solo l’8,6% dei fondi messi a disposizione. Sintomo questo di una mancanza di progetti presentati e/o di metodi di rendicontazione non adeguati o non soddisfacenti per gli standard richiesti dall’UE.

Diffondere dunque la pratica dell’europrogettazione, una cultura dei bandi nonché un pensare per progetti (anche in termini non europei) è ciò che, già a livello locale, può andare ad incidere su tematiche fondamentali che sono all’ordine del giorno e che le sole agende politiche non riescono ad affrontare nei termini previsti. 

 

Ringrazio il professor Mario Catani, La Camera di Commercio Belgo-Italiana e il professore John Onama.

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