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“A chiunque ha sarà dato”: l’effetto San Matteo e la First Generation

“Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.” (Mt 25, 29)

Negli studi di sociologia dell’educazione (soprattutto di scuola tedesca) vengono individuati quattro elementi chiave necessari per conseguire il successo nell’apprendimento: conoscenza preliminare (Vorwissen), risorse (Quellen), motivazione (Motivation) e la guida (Anleitung). Oggi in Italia si ritiene di poter allargare l’accesso alla formazione universitaria tramite una sostanziale riduzione delle risorse necessarie attraverso borse di studio e agevolazioni, ma si trascura un altro elemento di fondamentale importanza: la mancanza della guida, condizione che spesso accomuna coloro che vengono definiti First Generation Students. Con questo termine d’oltreoceano vengono definiti tutti i ragazzi i cui genitori non hanno mai compiuto studi universitari, che però hanno investito fortemente nella istruzione dei figli, a volte compiendo sacrifici, per permettere loro l’opportunità mancata.

L’universitario di prima generazione proviene da un contesto spesso disinformato e avulso al sistema accademico, un mondo il in cui il CFU è un mistero, in cui gli esami sono sostanzialmente delle verifiche un po’ più lunghe, in cui i manuali di 800 pagine “dai, ma non saranno mai da sapere tutte!”. Per questi giovani la carriera universitaria può essere vissuta come una lunga e spossante corsa ad ostacoli. Per loro molto più che per altri l’università può trasformarsi in un incubo ed è alto il rischio di perdere fiducia ed autostima poiché non hanno gli strumenti, la guida necessaria per affrontarla sviluppando competenze autonome e sfruttare al meglio quegli anni che dovrebbero essere linfa vitale del futuro personale e della società in generale, trampolino di lancio e motore inarrestabile dello sviluppo.

Gli strumenti-guida necessari per costruirsi un futuro dovrebbero forse essere forniti durante la formazione secondaria, ma purtroppo sono rari i casi in cui in Italia ciò viene contemplato nel programma (parliamoci chiaro, già si fa fatica ad arrivare alla seconda guerra mondiale in storia…). Alcuni possono contare sulla esperienza dei genitori o di parenti prossimi, che si assumono il compito di fungere da trait d’union tra la classe e l’aula, tra un mondo e un universo. Tutti gli altri invece devono sperare di cavarsela da soli, a volte buttando all’aria le speranze e i soldi dei genitori, altre volte accumulando ritardi, inadempienze e insoddisfazioni che peseranno sui curricula quanto sul proprio essere, in extremis accumulando bugie e mezze verità sull’andamento degli studi, generando così una spirale di disperazione che, si pensi alla cronaca recente, ha portato a tragedie.

I dati su questo fenomeno dovrebbero muovere le pance degli italiani, ma il problema è inspiegabilmente ignorato. In Germania, dove le cose evidentemente funzionano meglio, esiste lo stesso problema sociologico, ma esistono anche alcune soluzioni interessanti. Piattaforme di condivisone e aiuto come Arbeiterkind.de (alla lettera, figli di operai) si propongono come vera e propria mano salvifica: ex studenti di prima generazione e studenti figli di laureati condividono esperienze, danno consigli di utilità pratica, scambiano informazioni e rimangono a disposizione di chi ha difficoltà, stipulando un meraviglioso patto di solidarietà intersociale e intragenerazionale gratuito. Viene da chiedersi, dato il numero rilevante di studenti italiani First Generation (intorno al 70%, dati AlmaLaurea), se non sia il caso di riconoscere il problema, e magari prendere spunto da chi lo sta già affrontando.

 

Immagine di copertina: Telemaco ascolta Mentore di Charles-Joseph Natoire (1700-1777)

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