Le pagelle ai docenti

Non solo gli studenti devono essere correttamente e coerentemente valutati, ma se la scuola vuole essere un sistema di eccellenza, efficace nell’educare lo spirito e la mente, capace di stimolare interesse e riflessioni, allora  è necessario che siano continuamente formate, istruite, strutturate e stimolate le fonti primarie da cui gli studenti attingono risorse e conoscenze, cioè gli insegnanti.

Per Socrate l’unico vero saggio è colui che sa di non sapere, o almeno colui cosciente della necessità costante di imparare, innescando un processo attraverso il quale la ricerca e l’apprendimento continuo assurgono al ruolo fondamentale di motore di sviluppo futuro delle comunità.

Monitorare e valutare gli insegnanti è dunque centrale per un continuo progresso del sistema educativo, nella consapevolezza che insegnanti preparati, stimolati e valorizzati sapranno preparare, stimolare e valorizzare i propri studenti. In un Paese in cui l’insegnante è mediamente frustrato, poco indipendente, scarsamente valorizzato (e retribuito!) forse questo tema merita ben più che una semplice constatazione e riflessione teorica. Nella pratica la scuola deve costruire, con l’ausilio delle istituzioni, un sistema capace di conoscere gli insegnanti, percepire pregi e difetti, punti di forza da valorizzare e lacune da colmare, di modo che non sia solo garantita la qualità del singolo insegnante, il quale a volte viene visto come una eccezione nel ciclo scolastico dell’alunno, bensì la qualità dell’educazione impartita in toto. Non la qualità degli strumenti impiegati, ma la qualità del servizio finale, in un’ottica di efficienza che può spaventare quando si tratta di insegnare, ma che se correttamente equilibrata e strutturata non può che giovare ad un sistema che oggi soffre. Gli insegnanti hanno bisogno di continui feedback per identificare come formare al meglio i giovani e migliorare la pratica di insegnamento e soprattutto,  con il supporto di una dirigenza scolastica che è pronta ad investire, sviluppare la scuola come una comunità professionale dell’apprendimento.

La valutazione degli insegnanti dà anche opportunità per riconoscere e premiare l’insegnamento più efficace, per gratificare l’impegno, la dedizione, il talento naturale e il miglioramento dell’insegnante, esattamente come si fa con lo studente. L’unica differenza è che l’insegnante è tenuto ad imparare come si insegna: “docere” è un’arte, e una delle più complesse, per la quale non esiste un manuale d’istruzioni.

Al tempo stesso, stabilire uno standard nell’insegnamento è un obiettivo imprescindibile per la scuola, perseguito in maniera molto differente nei vari Paesi: alcuni hanno implementato sistemi fortemente centralizzati e standardizzati, in altri la regolamentazione è definita a livello regionale fino ad arrivare a sistemi di valutazione diversi da istituto a istituto, con piena libertà e responsabilità della singola scuola e solo a volte controllata ex post dal sistema nazionale.

Il vuoto legislativo storico sul tema è stato colmato in Italia da uno dei punti fondamentali del ddl Scuola: il testo attuale prevede che i professori siano valutati da un comitato presieduto dal preside e composto da 3 insegnanti (di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto) due genitori (un genitore e un ragazzo nel caso delle scuole superiori) e un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale. A seguito del processo di valutazione (basato su vari criteri: qualità dell’insegnamento e contributo al successo scolastico degli studenti, potenziamento delle competenze dei ragazzi e innovazione didattica e metodologica, responsabilità di coordinamento e formazione del personale), il dirigente scolastico può assegnare ai docenti un premio in denaro. Ed è qui che sorgono le maggiori obiezioni da parte dei docenti e dei sindacati: la valorizzazione del merito si traduce non in percorso strutturato di carriera o in una possibilità di formazione e miglioramento nella didattica ma in un premio annuale in denaro, che può e deve essere un riconoscimento giusto, ma non sufficiente per l’insegnante che ha bisogno di coltivare, affinare e sviluppare la sua arte. Inutile dire che questi premi dovrebbero essere poi sempre assegnati coerentemente con le logiche per cui sono pensati, ed è proprio la responsabilità di questa valutazione in capo ai Dirigenti Scolastici che ha attirato le perplessità di alcuni.

Che bello sarebbe se gli insegnanti lavorassero come degli artigiani del sapere, consapevoli di avere tra le mani la materia più fresca e meno contaminata del mondo, e se ne facessero vanto, e gareggiassero tra di loro per forgiarla con più cura, con più delicatezza, con più vigore, e tutti insieme vivessero e collaborassero in una officina dove si sa riconoscere e si guarda all’artigiano migliore, ed egli per primo non smettesse mai di imparare.

Fonte: “Effective Teacher Policies”, Insights from PISA (2018)

http://dx.doi.org/10.1787/9789264301603-en

Decreto di Legge (13 Luglio 2015)

www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg

Immagine di copertina: Goethe and the metamorphosis of plants di Andrè Masson (1940).

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