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Aristotele: può l’educazione all’amicizia salvare la città, pt2

Riprendendo le considerazioni della prima parte di questo articolo, dobbiamo constatare come alla nostra domanda iniziale sull’essenza dell’amicizia Aristotele ci fornisca anche una seconda risposta: possiamo definire infatti per lo Stagirita forme di philia anche quelle che si generano tra soggetti che non si trovano ad essere in condizioni di uguaglianza e parità, come accade per esempio tra i governanti e i governati o tra il padre e i figli.

In questa forma di amicizia vige un’asimmetria di fondo, per cui uno dei due termini dona liberalmente al secondo qualcosa che sa che quest’ultimo non sarà mai in grado di contraccambiare in pari grado, accontentandosi tuttavia di ricevere da questi un perenne ringraziamento che si accompagna sempre alla deferente consapevolezza di questa distanza.

Il rapporto di benevolenza che si instaura tra dei buoni governati che fanno prosperare la polis e i cittadini oppure quella forma di profondo affetto che a volte lega i genitori ai figli non sono infatti una forma del tutto singolare di philia?

Per Aristotele non ci sono dubbi al riguardo: i figli non riusciranno mai a contraccambiare il dono fatto loro dai genitori, ossia la vita, esattamente come i cittadini non potranno mai dare mai nulla di sufficiente ai buon governanti in cambio della sicurezza e della pace che questi ultimi conferiscono alla polis; pertanto alla prole e gli abitanti della città non rimane che riconoscere rispettivamente la superiorità dei genitori e dei buoni governanti tributando loro quanti più onori possibili e rimanendo loro vincolati da un profondo sentimento di riconoscenza e affetto corrisposto, che possiamo chiamare philia.

Infine vorrei sottolineare come l’amicizia non sia solo a fondamento dei rapporti privati, ma come in fondo costituisca anche la quintessenza della stessa polis: «Sembra, poi, che sia l’amicizia a tenere insieme le città, ed i legislatori si preoccupano più di lei che della giustizia: infatti, la concordia sembra essere qualcosa di simile all’amicizia; ed è questa che essi hanno sopratutto di mira, ed è la discordia, in quanto è una specie di inimicizia, che essi cercano sopratutto di scacciare. Quando si è amici, non c’è alcun bisogno di giustizia, mentre, quando si è giusti, c’è ancora bisogno di amicizia ed il più alto livello della giustizia si ritiene che consista in un atteggiamento di amicizia».

Su questo punto Aristotele è molto chiaro: dalla benevolenza, che non è altro che l’ammirazione che spontaneamente sorge in noi nei confronti di un uomo nobile o virtuoso senza però congiungersi al desiderio di trascorrere con lui il proprio tempo, si passa poi alla philia, ossia al desiderio di approfondire la conoscenza di quella medesima persona al fine di potere condividere insieme le proprie esperienze affettive e spirituali nella comunione di vita, per approdare infine alla concordia, che non è altro che la comunione di intenti dei cittadini che si viene formando all’interno della polis accompagnata dall’impegno comunitario all’azione al fine di concretizzare le decisioni prese di comune accordo.

Da quanto detto si capisce insomma che con il termine philia non indichiamo solamente quella relazione che nasce tra pari (o per utilità o per piacere o nella sua forma più alta come dedizione gratuita all’altro) oppure che può venire costituendosi tra disuguali (come nel caso dei genitori/figli o dei buoni governanti/cittadini), ma ci riferiamo anche a quella condizione di concordia che, se fosse voluta e autenticamente praticata da tutti i membri della polis, creerebbe in essa definitivamente ordine e pace, inverando la stessa giustizia.

Per riuscire a raggiungere la felicità, dal momento che, come dicevamo all’inizio, nessuno di noi può vivere senza amici, e per salvare la città dai molteplici scenari di conflittualità e ingiustizia che in essa divampano, non possiamo dunque che tornare ad educare i giovani prima di tutto all’amicizia. Una volta adempiuto a questo compito, forse, avremo salvato noi stessi e l’intera polis.

 

Immagine di copertina: Incontro di amici, di Eustache La Sueur (1640ca).

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