Insegnare empatia e compassione: l’esempio del Garda College

Negli ultimi anni si parla sempre di più di educazione emotiva per quel che riguarda il contesto scolastico. L’idea che non bastino più le sole conoscenze e competenze tecniche per svolgere il ruolo di insegnante è ormai consolidata seppur da un punto di vista teorico. La difficoltà che ancora si riscontra è l’applicazione pratica da parte die nuovi insegnanti in aula nella relazione con gli studenti. Non c’è ancora un vero e proprio approccio di questo tipo, non ci sono ancora corsi, ore di lezione dedicate allo sviluppo della persona nelle sue competenze umane oltre al semplice apprendimento nozionistico attuata negli anni della scuola.

Vorrei portare un esempio educativo capace di unire il discorso riguardante la conoscenza (knowledge) e la relativa applicazione in situazioni concrete (skill). Il caso è quello del Garda Sìochàna College nella cittadina di Templemore, County Tipperary, Irlanda ma non si tratta di un college qualunque come siamo abituati a vedere in film e serie tv anglosassoni, difatti gli studenti che ne fanno parte sono poliziotti (C. Ziglio 2015, p.245). Vi chiederete come possa esserci una seria relazione tra una sorta di accademia di polizia e la situazione educativa italiana. Ebbene il Garda College ci dà la possibilità di notare l’importanza della formazione come momento successivo – ma non separato – all’esperienza scolastica adolescenziale. Spesso il mondo della formazione viene visto come una semplice integrazione, una serie di corsi e di aggiornamenti, degli obblighi dati dal contesto lavorativo. Credo che questa visione sia uno dei problemi  dell’educazione e della condizione lavorativa italiana e forse non solo. Difatti prendiamo tale esempio proprio per entrare nel profondo delle questioni umane e civiche. Il lavoro del poliziotto non dev’essere visto come un impiego di “serie B” o che sia rappresentato da una figura di medio-bassa istruzione con il solo scopo di far rispettare la legge.

È ciò che è stato colto dal Garda College, dall’università dei poliziotti che prepara sia dal punto di vista teorico sia da quello pratico ad affrontare criminalità e disagi sociali. Dovendo stare a contatto con situazioni problematiche i progettisti della formazione dell’istituto irlandese hanno pensato di formulare tre macro-aree composte da Valori, Compiti e Relazioni. Nell’area dei valori troviamo impegno costante nel rapporto con se stessi e con la comunità; tra i compiti vediamo il saper prendere decisioni, analizzare, gestire i conflitti  e lavorare sulla comunicazione; nelle relazioni sono fondamentali l’empatia e il lavoro di squadra (C. Ziglio 2015, p. 248).

Lo sviluppo delle capacità racchiuse in queste tre aree è monitorato anche nel corso del tirocinio che gli studenti svolgono nelle stazioni di polizia. Non ottenere buoni punteggi in almeno due aree significa dover ripetere l’esperienza da tirocinante o addirittura non poter accedere alla polizia perché significherebbe non aver sviluppato e allenato doti come la compassione e la responsabilità. Quest’ultima è molto sentita dal punto di vista civico considerando che la figura formata farà parte di una Community Policing, ovvero un vigilante integrato nella comunità, che la conosce e la sa comprendere e gestire.

Un modello come questo sa essere innovativo e da esempio per la capacità di valorizzare il capitale umano a disposizione, consapevole dell’impossibilità di escludere aspetti relazionali, emotivi e valoriali all’interno di un mestiere a così forte rischio di stress e burn out. Possiamo imparare molto da ciò specie in un periodo in cui criminalità e disagio sociale sono sotto gli occhi di tutti più come capro espiatorio, come fattore da condannare, segregare e combattere attraverso la violenza e l’odio. A questo riguardo, per concludere, l’esperienza del Garda College ci suggerisce che una linea di questo tipo riesce ad affrontare i problemi in modo diverso. I loro poliziotti sono quasi sempre disarmati e sanno che l’uso di un’arma rappresenta il loro fallimento dal punto di vista del rispetto del ruolo. Infatti la bacheca dei morti in servizio dal 1922 ad oggi riporta circa trenta persone[1] e tutte in casi in cui erano armati affrontando casi estremi o per suicidi (C. Ziglio 2015, p. 246).

BIBLIOGRAFIA

C. Ziglio, Viaggio nelle tribù professionali. Processi di deterioramento e strategie formative, CLUEB, Bologna 2015.


[1] http://www.esatclear.ie/garda/honour.html

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