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Tra concorsi e ricorsi: la Sanità in sospeso

Qualche mese fa abbiamo parlato in un articolo del bando di ammissione alle Scuole di Specializzazioni Mediche (SSM), il test che i laureati in Medicina e Chirurgia devono affrontare per avere accesso alla seconda parte del loro percorso di formazione e diventare medici specialisti in una determinata disciplina. Al concorso prendono parte i cosiddetti “camici grigi”, medici laureati e abilitati che non hanno ancora avuto accesso ad una formazione specialistica, oltre ad un numero minore di medici specializzandi che desiderano cambiare percorso (ad esempio, uno specializzando in geriatria che voglia invece prendere la strada della cardiologia) e medici già specializzati che vogliano ottenere una seconda specializzazione in un campo differente rispetto al primo.

Il concorso si tiene da alcuni anni nella seconda metà di luglio. Quest’anno, per ovvie preoccupazioni legate alla salute pubblica, è stato rimandato al 22 settembre. Nell’articolo precedente avevamo presentato il problema dell’imbuto formativo, per cui diverse migliaia di medici abilitati alla professione ogni anno non possono accedere ad un percorso di formazione specialistica per mancanza di fondi (ovvero a causa dello stanziamento di un numero insufficiente di borse da parte dello Stato e delle Regioni). Quest’anno le borse disponibili sono state aumentate di circa 5400 unità, a fronte però di un aumento considerevolmente più elevato del numero dei partecipanti al test (grazie alla laurea abilitante, che ha permesso di partecipare al concorso anche ai laureati di giugno, luglio e settembre). I candidati che nel 2020 hanno dovuto competere per le 13.400 borse statali stanziate sono stati 23.756. Anche quest’anno, quindi, 10.000 medici si troveranno proibito l’accesso alle scuole di specializzazione, e torneranno a competere per le borse che verranno stanziate nel 2021, aggiungendosi alle migliaia di giovani che si laureeranno da ottobre 2020 a giugno 2021. Nel frattempo, secondo le proiezioni per il periodo 2018-2025 effettuate dallo studio Anaao, è previsto che tra 5 anni mancheranno in Italia 16.700 specialisti.

Il 5 ottobre era la data fissata dal MIUR per la pubblicazione della graduatoria del concorso SSM. Alle ore 12, migliaia di persone si sono connesse alla piattaforma Universitaly per conoscere il proprio destino. Ma, dopo un breve crash del sito (che non può mancare in queste occasioni), quello che è apparso sulla pagina non era affatto una graduatoria, bensì un avviso del MIUR, che comunicava il rinvio della pubblicazione della suddetta graduatoria a data da definirsi. Dopo qualche ora, l’avviso è stato aggiornato ed è apparsa la frase seguente: “Eventuali ulteriori aggiornamenti saranno comunicati ai candidati lunedì 26 ottobre 2020 nella presente pagina riservata”. Un messaggio non esattamente rassicurante per migliaia di medici che aspettano di decidere del proprio futuro.

Il punteggio di ogni candidato in graduatoria risulta dalla somma del punteggio ottenuto al test (fino ad un massimo di 140 punti) e del punteggio relativo al curriculum e ai titoli (media, voto di laurea, tipologia di tesi ed eventuale dottorato, fino ad un massimo di 7 punti). Secondo il bando del concorso, questi punti legati alla carriera (la cui assegnazione è già di per sé oggetto di varie disquisizioni, data la disparità di distribuzione delle medie e dei voti di laurea nelle diverse Università italiane) non erano attribuiti ad alcune categorie di candidati: quelli “- già in possesso di un diploma di scuola di specializzazione universitaria di area sanitaria; – già in possesso di diploma di formazione specifica per medico di medicina generale; – già titolari di un contratto di formazione medica; – dipendente medico chirurgo di strutture del Servizio sanitario nazionale o di strutture private con esso accreditate”.

Il presente ritardo nella pubblicazione della graduatoria è stato causato dalla presentazione di numerosi ricorsi da parte delle categorie sopracitate che richiedono (legittimamente, a mio parere) l’attribuzione dei punteggi legati al curriculum. Purtroppo, però, svariati ricorsi sembrano essere pervenuti tardivamente, in particolare dopo lo svolgimento del fantomatico test.

Sicuramente il bando di concorso si presentava “attaccabile” sotto vari punti di vista. Già un altro ricorso era stato intentato e vinto da parte dei medici già assegnatari di borse per diventare Medici di Medicina Generale (MMG), ai quali era inizialmente preclusa la partecipazione al concorso e che, in seguito al ricorso, hanno potuto partecipare al test insieme agli altri candidati il 22 settembre. Inoltre, sono state segnalate altre irregolarità, tra cui domande con risposte palesemente errate e misteriosi “picchi” di ricerca su Google relativi ad alcune domande durante l’esecuzione del test.

Non ci sono dubbi sul fatto che questa tipologia di concorso abbia moltissimi difetti. I posti andrebbero aumentati per eliminare o ridurre al minimo l’imbuto formativo, magari permettendo ad altri ospedali più piccoli e non universitari di accogliere specializzandi in formazione. Esiste una soluzione ideale? Forse no. La situazione attuale appare però tragicomica. Questo concorso ha scatenato una guerra tra colleghi, in cui a vincere probabilmente non saranno solo i più meritevoli ma anche alcuni dei più furbi. E a perdere è sempre il Servizio Sanitario Nazionale.



Nota della redazione: segnaliamo, con l’impegno di approfondire e ritornare sul tema, che negli scorsi giorni si è ripreso a parlare del cosiddetto Piano Amaldi e che alcune dichiarazioni del Ministro per l’Università e la Ricerca Gaetano Manfredi riferiscono dell’esplicita intenzione di portare l’Italia in pari con gli standard europei per quanto riguarda il finanziamento della ricerca.

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