La differenza tra ITS e ITIS non è ancora chiara nel giornalismo mainstream

Nel suo discorso al Senato il neo Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha posto la scuola come un pilastro fondamentale per far ripartire l’Italia nel post-pandemia. 

Dalla necessità di non sprecare l’esperimento della didattica digitale alla necessità di rendere professionalizzanti i percorsi universitari, che è uno degli obiettivi dei nostri Ranking 2021, passando per l’internazionalizzazione e l’importanza di contaminare i profili umanistici e scientifici, molti dei temi di cui ci occupiamo si riflettono nelle parole del suddetto discorso.

Questo articolo, però, vuole mostrare come i giornali italiani (Corriere, Repubblica, Sole24ore, ANSA) abbiano riportato scorrettamente il riferimento “istituti tecnici” assumendo che con questa espressioni si riferisse agli ITIS (Istituto tecnico industriale statale) quando invece il riferimento era a ITS (istituto tecnico superiore). Mentre gli ITIS sono delle scuole superiori gli ITS sono dei percorsi post diploma che portano i diplomati al livello EQF 5. Condividiamo con i giornali il fatto che in Italia ci sia stata un’eccessiva liceizzazione della scuola superiore, ma questo è un argomento a sé stante rispetto al mondo degli ITS, ai quali, essendo un percorso post-diploma, possono iscriversi anche i diplomati ai licei.

Cosa sono gli ITS

Gli Istituti tecnici superiori sono stati istituiti in tempi recenti (2010) e per questo motivo sono ancora sconosciuti ai più. Sono “scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo”, legame favorito dalla modalità organizzativa, la Fondazione di partecipazione, alla quale partecipano diverse realtà, da quelle private come le aziende agli attori pubblici composti da università e centri di ricerca, enti locali e il sistema scolastico in ottica di PPP (public private partnership). Stando all’INDIRE, i campi di sviluppo di questi istituti sono:

  • Efficienza energetica
  • Mobilità sostenibile
  • Nuove tecnologie della vita
  • Nuove tecnologie per il made in Italy (Servizi alle imprese, Sistema agro-alimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda)
  • Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
  • Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo

Per il loro campo di ricerca incentrato sull’innovazione e per il profilo professionalizzante, il 30% delle ore di didattiche è dedicato allo stage, rendono gli ITS una valida alternativa all’università, accompagnando lo studente nel mondo del lavoro dopo due anni per la maggior parte dei casi. Questo è un fatto importante dal momento che la laurea triennale è ancora vista come un passo intermedio e non come il completamento di un percorso adatto all’ingresso nel mondo del lavoro, portando la durata minima di un percorso universitario a cinque anni.

L’istruzione tecnica

Nonostante la terziarizzazione del lavoro – come in tutti i paesi di lunga industrializzazione – l’Italia resta una potenza industriale di alto livello. Il tessuto produttivo del paese necessita di energie e conoscenze che la nostra generazione e le future devono continuare a dare per mantenere il Paese al centro della scena globale. Se gli ITIS sono già di per sé un ottimo percorso e possono essere ampliati da un percorso ITS, questi ultimi sono un’ottima scelta anche per chi ha affrontato un percorso liceale e vuole sviluppare delle competenze spendibili nel mondo del lavoro senza intraprendere il più lungo percorso universitario, che comunque il diploma di ITS non impedisce.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.