Il diritto all’istruzione è davvero garantito a tutti?

Di Valentina Rossetto

Un’introduzione all’educazione inclusiva nei confronti dei giovani stranieri

L’educazione, e nello specifico l’istruzione, ha da sempre rappresentato la chiave per un futuro più sereno, per avere accesso ad uno stile di vita migliore, per ottenere più opportunità lavorative o semplicemente per avere un bagaglio culturale più ampio. Tuttavia oggigiorno l’istruzione è oggetto di molte critiche: in alcuni Paesi rimane un’opportunità esclusiva e limitata a coloro che possono permettersela. Una conseguenza diretta dell’esclusività è rappresentata da alti tassi di abbandono scolastico, di analfabetismo, di precarietà economica e, nei casi peggiori, di criminalità. 

Per questi motivi è fondamentale parlare di educazione inclusiva, in modo che il sistema scolastico possa davvero essere un luogo di crescita e cambiamento. Tutto questo, però, può realizzarsi solo se tutti possono avervi accesso. In particolare è importante non dimenticare che l’educazione dovrebbe essere garantita in modo inclusivo e come strumento di supporto a tutti i bambini e ragazzi che si trasferiscono da un Paese straniero per migliorare le proprie condizioni di vita. Per loro l’alfabetizzazione e l’educazione sono strumenti fondamentali per avere accesso ad opportunità e servizi, per la partecipazione politica e per inserirsi nella società. 

Di conseguenza, è dovere di ogni Paese promuovere il valore del proprio sistema scolastico, considerando che esso rappresenta la fonte principale di educazione ed istruzione per i cittadini del domani, futuri protagonisti della vita sociale, politica ed economica di quel Paese. Questo deve avvenire senza che l’origine  degli studenti rappresenti un ostacolo, in modo da garantire uniformemente un livello di istruzione di qualità ed accessibile a tutti. Soprattutto considerando che il diritto all’istruzione rientra tra i diritti fondamentali protetti dalle Nazioni Unite. 

Il diritto all’istruzione

Nel 1948, infatti, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani definisce, nell’articolo 26, il diritto all’istruzione come un diritto fondamentale di ogni bambino e ragazzo.

“Ogni individuo ha diritto all’istruzione. (…) L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. (…) L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.”

 Convenzione Universale dei Diritti Umani, 1948

Successivamente, lo stesso diritto viene incluso all’articolo 28 della Convenzione dei Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite. 

In entrambi i casi il diritto all’istruzione deve essere garantito senza discriminazione di età, genere, origine, credenza religiosa, o status legale. Il diritto all’istruzione e alla non discriminazione viene poi inserito in molti altri documenti e dichiarazioni, come la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati (1951), la Convenzione contro la Discriminazione nell’Educazione (1960), e, più recentemente, nella Convenzione di Incheon sull’Educazione con prospettiva 2030 (2015).

Cosa si intende con educazione inclusiva?

Solo recentemente è stata dedicata una particolare attenzione verso il tema dell’inclusione di studenti stranieri nel sistema scolastico dato che, dal punto di vista storico, questo concetto è stato utilizzato solamente in riferimento a studenti affetti da disabilità, con conseguenze quali la segregazione scolastica o la discriminazione. Questi effetti negativi si riflettono anche sulle condizioni degli studenti stranieri, spesso emarginati in particolari istituti a causa di un fenomeno di ghettizzazione dovuto alla pianificazione urbana di una determinata città o a causa di diversi livelli di alfabetizzazione o risultati accademici.  La segregazione scolastica causa problemi sia di tipo psicologico e individuale, sia di tipo sociale e di relazione con i propri coetanei locali, con conseguenze considerevoli a livello sociale, quali non solo discriminazione, bullismo, o esclusione, ma anche alti tassi di ineguaglianza socio-economica (Dupriez, 2008). 

E’ chiaro, quindi, quanto il sistema scolastico incida nel futuro degli studenti stranieri e, di conseguenza, quanto sia fondamentale che un’istruzione di qualità sia accessibile a tutti per evitare fenomeni sociali come l’emarginazione, la criminalità, un abbassamento della qualità della vita, una svalutazione intergenerazionale del ruolo dell’istruzione, che avranno, in futuro, un impatto su tutta la società. 

L’educazione inclusiva in Italia 

In Italia l’educazione inclusiva è un approccio ancora in via di sviluppo. Infatti, nonostante l’articolo 13 della Costituzione italiana protegga il diritto all’istruzione, sostenendo che “La scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”, è rilevante evidenziare che non è ancora così.  O meglio, la scuola è aperta a tutti ma non riesce a fornire un adeguato supporto a chi non rientra in certi standard canonici. 

Gli studenti stranieri rappresentano poco più del 10% degli studenti nelle scuole italiane e quasi il 40% di essi è in ritardo scolastico. In larga parte, questo è il risultato di un inserimento inefficiente dovuto alla mancanza di sostegno nell’apprendimento della lingua italiana. Lo strumento fondamentale che deve essere fornito perché gli studenti con origini straniere abbiano successo durante il loro percorso scolastico è infatti la lingua. Imparare la lingua italiana deve essere una priorità e deve essere un percorso seguito e supportato durante l’inserimento scolastico dei nuovi arrivati. 

E’ importante sottolineare, però, che molti strumenti sono già stati attuati per proteggere i minori stranieri sia dall’abbandono scolastico, dato che in Italia è possibile iscriversi anche durante l’anno e senza la necessità di avere i documenti regolari, sia dal fenomeno di ghettizzazione menzionato precedentemente. Nel 2014, infatti, il MIUR ha incluso nelle sue linee guida una disposizione volta a mantenere un’equa distribuzione in termini di origine e credenza religiosa, fissando il 30% della composizione del gruppo come limite massimo di studenti stranieri per ogni classe.

Questi dati non sono sicuramente sufficienti per capire la multidimensionalità del problema ma vogliono essere un’introduzione ad un tema che, con la pandemia di Covid-19,dovrebbe essere posto sotto i riflettori, a causa della maggiore  dispersione scolastica e  difficoltà nell’ includere gli studenti nelle attività educative.

Conclusioni

Rendere la scuola e l’istruzione inclusive e accessibili a tutti è quindi un imperativo per costruire un futuro migliore non solo a livello umano, sociale e culturale, ma anche politico. A livello italiano, europeo e mondiale, diversi soggetti si stanno muovendo in direzione di un progetto scolastico più inclusivo, più partecipativo e più coinvolgente per tutte quelle categorie di ragazzi che vengono ancora emarginati, esclusi, o lasciati indietro.

L’importante è continuare su questa strada e garantire un’istruzione di qualità a tutti i ragazzi, visto che, anche a causa della pandemia e del conseguente lockdown, si è notato che l’istruzione e la scuola sono entrambi elementi fondamentali nella quotidianità di bambini e ragazzi, e che per alcuni rappresenta perfino la possibilità di salvarsi la vita. 

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.