di Eleonora Cagnolati
Se si pensa al movimento scout, le prime immagini che vengono alla mente sono principalmente boschi, tende, fuochi, pantaloncini corti e strani fazzolettoni stretti intorno al collo.
In pochi sanno però che lo scautismo, oltre ad essere un’esperienza forte e segnante per chi la vive, consiste anche e soprattutto in un progetto educativo, che, utilizzando strumenti pedagogici come la programmazione per obiettivi, punta ad accompagnare i ragazzi e le ragazze nei loro percorsi di crescita. Nello specifico, il Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani (C.N.G.E.I.) si pone come missione quella di fornire ai giovani gli strumenti necessari per compiere scelte autonome e responsabili, oltre a impegnarsi nel promuovere in prima persona la solidarietà, la pace e la tutela dell’ambiente. A tal fine, lo scautismo si serve di un metodo rigoroso e di strumenti specifici che i “capi scout” (le figure di accompagnamento e riferimento educativo) impiegano nel raggiungimento degli obiettivi educativi.
L’associazione è da sempre attenta ai cambiamenti del mondo e dei giovani, e sulla base di questi promuove riflessioni, percorsi, incontri ed attività mirate.
La nascita del movimento scout
Nei primi anni del Novecento, in Inghilterra, Sir Robert Baden-Powell, avendo avuto modo di osservare il comportamento di alcuni ragazzi, si accorse di come i giovani non fossero abbastanza coinvolti nelle faccende della vita. Per questo, decise di prepararli aiutandoli a scoprire i valori necessari per contribuire attivamente alla vita della cittadinanza e per costruire, attraverso gesti quotidiani, un mondo migliore.
Ad oggi il movimento scout comprende circa 40 milioni di iscritti: benché ogni associazione nazionale aderente declini diversamente l’idea di scautismo, il focus del progetto rimane universalmente la crescita dei giovani e la loro educazione.
Lo scautismo in Italia nacque con Carlo Colombo, che rimase così affascinato dalle idee di Baden-Powell e dallo scautismo inglese da decidere di fondare nel 1913 un Corpo Nazionale di Giovani Esploratori Italiani, l’attuale C.N.G.E.I. Fin da subito l’idea del medico torinese fu quella di preparare i giovani ad essere pronti ed entusiasti davanti ad ogni situazione, promuovendo un forte ideale di fratellanza a prescindere dalle scelte religiose, dalle differenze culturali e dallo stato sociale del singolo. L’iniziativa ebbe successo e nel 1916 a fianco del C.N.G.E.I. nacque A.S.C.I. (Associazione Scout Cattolica Italiana) realtà collegata alla chiesa cattolica che, unendosi ad A.G.I. (Associazione Guide Italiane) ha dato vita nel 1974 all’associazione A.G.E.S.C.I. (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani).
Durante il periodo fascista le attività scout vennero sospese, ma dal 1928 al 1939, si continuò a praticare uno scautismo clandestino chiamato Giungla Silente. Le attività ripresero ufficialmente nel 1946, ma fu solo negli anni Settanta che il C.N.G.E.I. cominciò a sperimentare l’educazione di ragazzi e ragazze insieme, rendendo le unità educative miste. Il successo dell’esperimento fu tale che nel 1976 si arrivò all’unificazione formale delle due associazioni, quella degli esploratori e quella delle esploratrici, in una nuova realtà, il CNGEI – Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani.
A chi si rivolge?
Il CNGEI è aperto a tutte le fedi ed è un movimento basato sulla relazione, l’azione, la vita in piccoli gruppi, la natura e la scoperta. Le fasce d’età a cui si rivolge l’azione educativa sono tre: Lupetti e Lupette (8-12 anni), Esploratori ed Esploratrici (12- 16 anni) e Rover (16-19). A loro volta i gruppi formati sulla base dell’età vengono suddivisi in unità di circa 30 educandi e 4 educatori.
L’unità formata da lupetti e lupette viene chiamata branco, ispirandosi all’ambiente fantastico del Libro della Giungla di Rudyard Kipling, il reparto invece ha come cornice l’avventura e riunisce gli Esploratori e le Esploratrici, mentre i Rover sono riuniti in un gruppo misto chiamato compagnia.
Per quanto riguarda il branco, i capisaldi del progetto educativo sono il gioco, l’utilizzo dell’ambientazione giungla (ad esempio, gli educatori sono detti Vecchi Lupi, e vengono chiamati con i nomi dei personaggi del libro), la morale indiretta o morale per tipi (per cui le scelte morali vengono presentate tramite i comportamenti delle figure dei personaggi del Libro, non spiegate direttamente) e la cosiddetta atmosfera di famiglia felice, indispensabile per una buona riuscita delle attività educative.
In reparto, invece, grande importanza viene data al vivere le attività all’aria aperta applicando le tecniche scout, che permettono di avere confidenza e dimestichezza con l’ambiente naturale (montare una tenda, accendere un fuoco, cucinare con essenzialità, orientarsi, ecc.). L’avventura, vissuta in sicurezza insieme ai capi ed alla propria pattuglia, stimola i ragazzi e le ragazze a mettere al servizio degli altri le proprie risorse e capacità. Di grande importanza è l’educazione all’autonomia attraverso l’organizzazione: in quest’ottica, i ragazzi e le ragazze più grandi guidano i più piccoli nell’ampliare le proprie competenze attraverso la collaborazione. I rover sono riuniti in un gruppo di pari e misto denominato “compagnia”. In questa fascia d’età vengono attuati progetti condivisi ispirati ai valori e alle scelte scout, dove il mondo esterno diventa un rilevante elemento da valorizzare portando il proprio contributo come cittadini attivi e responsabili. La compagnia si dedica ad attività legate al servizio, il quale può essere declinato in diversi ambiti: dall’impegno civile, alla solidarietà e all’ambiente. Soprattutto i rover sperimentano un’applicazione puntuale di logiche decisionali altamente democratiche e vissute in preparazione alla vita adulta. I ragazzi continuano ad esplorare le proprie competenze tramite piccoli gruppi logistici chiamati ronde nelle quali si impara grazie al metodo dell’ imparare facendo (learning by doing).
Il metodo educativo del C.N.G.E.I.
Il C.N.G.E.I., come movimento educativo scout, si pone l’obiettivo di costruire un mondo migliore attraverso l’educazione dei giovani. Per raggiungere tale scopo, all’interno della Carta d’identità associativa vengono illustrati i valori che stanno alla base del progetto educativo.
Il focus iniziale si concentra sulla laicità intesa come assunzione di responsabilità nelle scelte, accettazione critica delle rinunce che ne derivano e consapevolezza che ogni decisione personale ha risvolti e conseguenze anche nei confronti di chi sta intorno a noi. In seguito, il documento si focalizza su un altro aspetto fondamentale, la coeducazione, la quale permette a ragazzi e ragazze di conoscersi valorizzando le proprie attitudini e caratteristiche. Vengono poi proposti percorsi educativi che stimolino la solidarietà attraverso esperienze ed interventi concreti volti sempre al miglioramento della realtà sociale e alla tutela dell’ambiente.
Tramite l’educazione al confronto, all’ascolto ed alla partecipazione attiva, i giovani e le giovani vengono preparati all’esercizio della democrazia partendo da piccoli gruppi di appartenenza. Grazie a ciò, i ragazzi e le ragazze si sperimentano in tutte le fasi dei processi decisionali, scoprendo l’uso dei principali strumenti democratici.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario che i “capi scout” realizzino una programmazione educativa di lungo periodo, che tenga in considerazione le necessità e i bisogni del gruppo e dei singoli componenti, costruendo un percorso di crescita progressivo che stimoli gli educandi a migliorarsi e a mettersi in gioco. Gli educatori scout C.N.G.E.I. si servono, nel progettare le attività, di due documenti: il Progetto Educativo Globale e il Progetto di Formazione Spirituale.
Il Progetto Educativo Globale è uno strumento che aiuta a definire lo scopo dell’educazione scout, gli obiettivi educativi generali dell’associazione, il metodo applicabile e i percorsi da seguire per la realizzazione degli obiettivi riferiti alle specifiche fasce d’età. La prima bozza di PEG risale all’inizio degli anni Novanta per essere poi approvata e diffusa nel 1997 e da . Da allora vengono attuate periodiche modifiche. Il documento suddivide l’analisi e la progettazione educativa in cinque aree, le quali puntano ad includere tutte le competenze necessarie per lo sviluppo di una cittadinanza attiva ed inclusiva.
La prima tra tutte è l’impegno civile, che consiste nell’insieme di valori di cittadinanza che contraddistingue un agire attivo e positivo verso gli altri e l’ambiente. Segue per seconda la corporeità che, per il C.N.G.E.I., è parte di un lungo percorso in cui il corpo rappresenta una componente importante sia a livello fisico sia a livello socio-affettivo. La creatività poi rappresenta la continua tensione ad ampliare le proprie abilità coinvolgendo le capacità mentali e le proprie abilità manuali, allenando il saper trovare soluzioni attraverso ciò di cui si dispone. L’area carattere si occupa invece di allenare quella predisposizione d’animo che consente il confronto con l’altro nella consapevolezza e valorizzazione delle proprie qualità caratteriali. Infine dimensione spirituale è l’area che sviluppa l’attitudine a porsi domande: educare allo sviluppo della propria spiritualità stimola ad adottare comportamenti coerenti con ciò in cui si crede ed essere consapevoli che gli altri possano trovare risposte diverse dalla propria.
Il secondo documento, fondamentale per la pianificazione educativa, è il PFS, ovvero il Progetto di Formazione Spirituale, che riguarda l’atteggiamento ed il comportamento del singolo rispetto a se stesso e agli altri. La formazione spirituale è legata alla totalità di esperienze compiute durante il percorso educativo. Essa rientra tra i compiti dei capi-educatori: nel C.N.G.E.I. non esistono figure specifiche a cui viene affidato il ruolo di formatore spirituale. Il PFS è composto da sei punti, ognuno dei quali rappresenta un percorso ideale che il singolo deve compiere gradualmente: il corpo, la vita interiore, il cammino, gli altri, la natura e la ricerca. Ogni percorso ha diverse tappe che fanno riferimento alle varie fasce d’età degli educandi ed ogni tappa è contraddistinta da strumenti studiati per permettere ai capi di capire le esigenze di ogni ragazzo e di fissare degli obiettivi.
La programmazione educativa si basa su un processo ciclico di pensare-fare-pensare.
Pensare, in questi termini, significa analizzare la situazione di partenza, ovvero guardare nel dettaglio la realtà territoriale e sociale, e soprattutto conoscere i comportamenti e, di conseguenza, capire i bisogni educativi dei ragazzi e delle ragazze. In un secondo momento sarà necessario stabilire gli obiettivi generali, sulla base di ciò che si è osservato e compreso nella fase precedente e ai bisogni contestualmente emersi. Gli obiettivi generali, solitamente annuali, sono cinque, uno per ogni area PEG, di cui due o tre prioritari, e sviluppati maggiormente. Ad ogni obiettivo prioritario viene associata una traccia del PFS: l’acquisizione di conoscenze e competenze sarebbe insufficiente, senza una riflessione sul perché delle cose e senza interrogarsi sul senso delle proprie azioni. Inoltre, ad ogni obiettivo generale vengono associati tre obiettivi specifici che hanno breve medio termine: questi sono pensati e sviluppati dai capi che li contestualizzano nella realtà di partenza.
Dopo aver definito questa parte, si individuano gli indicatori di verifica, cioè i comportamenti osservabili, oggettivi e misurabili che confermeranno o meno il raggiungimento dell’obiettivo specifico. Insieme, vengono anche indicati gli strumenti, ovvero gli aspetti specifici del metodo applicabili a ciascuna fascia d’età per raggiungere gli obiettivi generali. Il fare invece si riferisce alle attività proposte e realizzate attraverso gli strumenti del metodo scout (legge, promessa, ambiente giungla, tecnica scout). La fine di ogni attività è accompagnata da un momento di riflessione che favorisce la sedimentazione dei significati dell’esperienza vissuta. L’ultima fase, pensare, consiste nel verificare il raggiungimento totale o parziale degli indicatori di verifica posti nella prima fase. La verifica deve essere fatta periodicamente per poter adeguare gli obiettivi. Infine, dopo aver concluso la verifica, si dà il via ad una nuova analisi della situazione per realizzare una nuova programmazione educativa.
Un progetto educativo al servizio della cittadinanza
Lo scautismo laico del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici italiani costituisce un’offerta formativa sempre attuale, attenta ai vari aspetti della crescita e volta alla formazione dei “buoni cittadini e delle buone cittadine del domani”. Lo spirito di servizio, la fratellanza, il rispetto e la partecipazione alla cosa pubblica sono il faro di questo progetto che continua ad evolversi per adattarsi alle esigenze dell’attualità.
L’educazione scout permette di sviluppare un sereno approccio alla vita, contribuendo all’educazione di cittadini attivi che si impegnino nella costruzione di un mondo migliore, elemento quanto mai necessario per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo.