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Chi è attratto dalle università italiane e perché?

Molti studenti italiani decidono ogni anno di iscriversi ad università estere in cerca di un percorso accademico motivante (57mila nell’A.A. 2017-2018), ma è superiore il numero degli studenti stranieri attratti dall’offerta formativa di atenei italiani (76mila). Non solo, il trend è di crescita: le immatricolazioni di studenti con cittadinanza non italiana sono raddoppiate nel periodo tra il 2001 e il 2016[1]. Abituati a sentire parlare di fuga di cervelli e di “paese per vecchi”, un saldo positivo di questo tipo dovrebbe riempirci di gioia.  Questo dato sta a significare che un numero non indifferente di studenti vede l’Italia come un luogo di opportunità e sceglie di studiare nei nostri atenei, apportando ricchezza intellettuale al Paese.

Non nascondiamoci tuttavia che la vera questione riguarda la capacità di trattenere in Italia il laureato dopo l’ottenimento del titolo. Se si considera che la spesa sostenuta dallo Stato e dalle famiglie per la formazione dei laureati che emigrano in cerca di lavoro è stata stimata in 14 miliardi all’anno[2], si capisce quanto sia oneroso il fenomeno dell’emigrazione qualificata.

Cosa convince lo studente straniero ad immatricolarsi in atenei Italiani? Un’istruzione universitaria pubblica con una tradizione consolidata, che ha mantenuto alcuni importanti centri d’eccellenza e con costi più ridotti rispetto all’offerta privata è probabilmente alla radice dell’appeal del sistema universitario statale italiano. Le iscrizioni di studenti stranieri si concentrano infatti principalmente negli atenei statali (70mila), rispetto a quelli privati (6mila). Le nazionalità maggiormente rappresentate sono Albania (13,2%), Romania (11,1%) e Cina (9,9%), a cui seguono Iran (4,5%), Ucraina (3,3%) e Camerun (3,3%). Da notare inoltre il crescente appeal degli atenei del nordovest, che è passato da attirare il 23% degli studenti non italiani nel 2001 al 38% del 2016.

Cosa si fa per promuovere le università italiane? Così come la lingua e la cultura italiane sono considerate di grande rilevanza per la capacità attrattiva del paese e per il suo soft power, anche il sistema universitario rientra a pieno titolo negli asset prioritari per la promozione del sistema Paese. A dimostrazione di ciò la Farnesina ha sviluppato insieme al MIUR e ad altri soggetti la Strategia per la promozione all‘estero della formazione superiore italiana – 2017/2020, con l’obiettivo strategico di attrarre una popolazione studentesca in numeri crescenti e che sia realmente intenzionata a completare un percorso di studi nel nostro Paese con impegno e profitto. Nell’ambito di questa strategia sono stati individuati alcuni paesi d’interesse prioritario sia da un punto di vista di politica estera sia per quanto riguarda le potenzialità di attrazione di talenti, cooperazione scientifica e apporto tecnologico; tra questi Cina, India, Stati Uniti, Messico, Israele, Argentina, Iran ed Etiopia. È in questi luoghi che nel corso del 2017 e del 2018 sono stati organizzati i roadshow di presentazione delle università e le iniziative di Invest Your Talent in Italy. Sicuramente molto rimane ancora da fare, ma – come non sempre accade – nell’ambito della promozione delle università italiane all’estero una strategia c’è.

 

Immagine di copertina: Nova totius Terrarum Orbis Tabula di Frederik De Wit (1670)

 

[1] Notiziario Statistico ISTAT 2017, focus su università su elaborazione dati MIUR

[2] Stima del Centro Studi Confindustria relativa al 2015

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