Essere insegnante = essere Pigmalione

Avete mai avuto un insegnante che vi abbia preso di mira? E uno che invece nutriva simpatia nei vostri confronti?

Probabilmente ve ne sono capitati di entrambe la categorie. Dai più ostici e con i quali non siete mai riusciti a rendere quanto volevate fino a quelli che vi incoraggiavano e con i quali desideravate ottenere buoni voti. Ognuno dei due casi si risolve in giudizio soggettivo di un adulto nei confronti del bambino o adolescente.

Come nella ricerca stessa, il dato soggettivo portato dal ricercatore è impossibile da sopprimere minando così la pretesa di un’oggettività, una certezza dei risultati che si ottengono. Lo stesso vale per il ruolo educativo ricoperto dall’insegnante che non può limitarsi alla mera trasmissione di informazione, somministrazione di prove e relativa valutazione in maniera imparziale.

Il problema della valutazione richiederebbe una trattazione a parte, ma ciò che preme qui è l’attenzione che dobbiamo porre al giudizio, o meglio al modo in cui esso viene formulato.

Nella letteratura psico-pedagogica assume grande importanza la tematica dell’Effetto Pigmalione o Effetto Rosenthal. Prende il nome dal mito di Pigmalione che plasmando una statua finisce per innamorarsene e pensarla viva. Più importante è il contributo di Rosenthal che ne ha studiato i meccanismi psicopedagogici alla fine degli anni ’60. Assieme a Leonore Jacobson ricordiamo un esperimento condotto su degli insegnanti. Questi vennero informati (falsamente) delle buone capacità di alcuni studenti dopo lo svolgimento di alcuni test. In poco tempo gli studenti indicati diventarono i più bravi sotto la guida degli insegnanti che li credevano particolarmente dotati (R. Rosenthal, L. Jacobson 1972). Questo, come tanti altri esperimenti simili, ci mostra come possa instaurarsi questo meccanismo negli insegnanti in relazione al rendimento degli allievi, sia in negativo sia in positivo.

Difatti l’Effetto Rosenthal viene identificato come la profezia che si auto-avvera anche se penso si possa riassumere nel “comportarsi per come si viene trattati”. La profezia è il giudizio immediato che ognuno di noi formula, una buona impressione data da un bel vestito, un orologio elegante che notiamo quando stringiamo la mano a qualcuno, come anche un cattivo odore o un aspetto trasandato. È inevitabile per noi formulare questi pre-giudizi, forse per una questione di sicurezza, per cercare di inquadrare una persona per non avere sorprese.

Immaginate quest’azione compiuta da un insegnante, anch’esso un essere umano che ha delle impressioni. In maniera più o meno consapevole si ritrova davanti, ogni mattina, a circa 20-30 studenti per classe e deve interagire con essi. L’eterogeneità di una classe offre inoltre grandi possibilità di paragone tra i modi di fare ed essere degli studenti. Il compito valutativo dell’insegnante è già messo a rischio da questo fattore di comparazione, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto inconscio. In poco tempo egli avrà formulato le sue opinioni per ciascun allievo condite, inoltre, di aspettative. Ecco che si viene a formare il meccanismo del Pigmalione, dalla profezia si passa poi alla pratica, ovvero l’approccio dell’insegnante allo studente per come egli lo vede e l’ha immaginato e ne consegue dunque un trattamento.

Tutti noi trattiamo e siamo trattati dagli altri ma spesso non pensiamo alla forza del nostro agire tanto quanto non pensiamo all’idea inconscia che abbiamo della persona con cui ci stiamo relazionando (C. Ziglio 2015). Quando bombardiamo di sfiducia un nostro amico o conoscente e notiamo che la sua condizione fallimentare persiste pensiamo che il tutto sia inevitabile, che “era prevedibile”. Allo stesso modo un professore può non rendersi conto della poca attenzione data ad uno studente, valorizzando poco i suoi pensieri e tentativi, per poi arrivare a risultati deludenti come brutti voti e bocciature, ovvero la realizzazione del giudizio di partenza.

È importante dunque nella formazione degli insegnanti saper affrontare tale discorso non solamente secondo la solita teoria ma portando esempi concreti della propria influenza o delle volte che si è stati influenzati dal comportamento degli altri. Deve nascere la consapevolezza che siamo tutti dei Pigmalioni e che sta a noi decidere se in negativo o in positivo.

Immagine tratta da Google immagini

BIBLIOGRAFIA

R. Rosenthal, L. Jacobson, Pigmalione in classe. Aspettative dell’insegnante e sviluppo intellettuale degli allievi, Franco Angeli, Milano 1972.

C. Ziglio, Viaggio nelle tribù professionali. Processi di deterioramento e strategie formative, CLUEB, Bologna 2015.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.