Un bilancio pieno di nuovi propositi

un bilancio pieno di nuovi propositi

Carissimi lettori,
abbiamo trascorso un Natale decisamente diverso da come l’abbiamo generalmente immaginato e vissuto. La tombola si dovrà fare in videochiamata, destreggiandosi in un dedalo di giornate rosse, arancioni, gialle, verdi, blu. Vale davvero la pena stare a casa con le persone che si hanno vicine (entro i 30 chilometri chiaramente, ma solo se abitate in un Comune piccolo! ndr).  Come retorica vuole (teniamoci stretta almeno una cosa), il Natale rimane un momento di condivisione, gioia e unione, così come il 31 dicembre è il momento dei bilanci per antonomasia. Ecco il nostro bilancio pieno di nuovi propositi.

Iniziamo con un indice, tanto per orientarci:

1. Perché un bilancio?
2. La cultura, tra risorse e problematiche
3. Donne e politica
4. Educazione alla sostenibilità
5. Tra tutto, qualcosa di bello: serie e film
5.1 Unorthodox, tra educazione e tradizione
5.2 Sex Education, l’importanza dell’incontro
5.3 Favolacce
5.4 Soul, un mito contemporaneo
5.5 JoJo Rabbit, la forza critica dell’ironia
6. La libertà, sempre e ad ogni costo

1. Perché un bilancio?

Alla fine del 2020, forse più che in altri anni, può essere utile: è stato un anno di trasformazione, ridefinizione totale e continua, imprevista e in certa misura imprevedibile, che ha visto il crollo di molte delle nostre certezze. Abbiamo dovuto ripensare noi stessi in ogni attività e in ogni ambito della nostra vita, tanto individuale quanto collettiva. Per molti (così pare, almeno) è stata un’occasione per ritrovarsi e riscoprirsi, anche nel rapporto complesso con l’ambiente che circonda la vita umana: l’ambiente che ci definisce e, al tempo stesso, è condizionato dalla nostra esistenza. Forse soltanto per necessità, la visione antropocentrica del mondo sembra avere subito un durissimo colpo: quella visione che per molto tempo ci ha impedito di mettere a fuoco pesi e misure, criteri e orientamenti adeguati alla nostra esperienza. 

Abbiamo vissuto un anno che avrà sicuramente una menzione su ogni libro di storia dei nostri pronipoti – sì, stiamo dando per scontato che si insegnerà ancora storia. Ci sono stati numerosi momenti di riflessione e di confronto, tanti motivi di cambiamento e stimoli che, in altri momenti, sarebbero stati assai difficili, se non impossibili. È forse addirittura ridondante dire che questi momenti si sono stagliati in un orizzonte doloroso, complicato, segnato da perdite che ancora stiamo calcolando. 

Dinnanzi a molte di queste perdite, quelle umane troppo umane delle vite spezzate, rubate, soffocate, non si può parlare come di un tema tra gli altri: per questo, manteniamo un rispettoso e sofferto silenzio. 

In questo editoriale di bilancio, condividiamo alcune risorse di questo 2020 e alcuni propositi di riflessione per l’anno venturo: i migliori auspici rimangono carta straccia (quando non mera retorica), se non ci decidiamo a vivere il nostro tempo, a partecipare al mondo in cui ci ritroviamo.
Senza alcuna pretesa di esaustività e abbandonata ogni velleità di essere definitivi, vi proponiamo alcune delle piste che – così crediamo – segneranno il prossimo anno e saranno cruciali in ogni tentativo di costruzione e non di semplice ritorno alla normalità

2. La cultura, tra risorse e problematiche

Nelle prime settimane di quarantena abbiamo visto moltiplicarsi le piattaforme di distribuzione di prodotti e servizi culturali abbattere il paywall o richiedere contributi simbolici. È stato certamente un gesto importante e, in certi termini, utile: per molti è stato il solo modo di accedere a libri, film, podcast, spettacoli. Si è evidentemente prodotto un abbraccio sempre più stretto tra cultura e digitale: quest’ultimo è diventato (anche in ragione delle limitazioni imposte dai governi in risposta alla pandemia di Covid19) il veicolo principale di cultura e arte. È stato utile – giova ripeterlo – e potrà esserlo ancora, a patto che si scovi il convitato di pietra: il rischio che si affermi l’idea che la cultura, per essere disponibile a tutti, debba sganciarsi dai luoghi fisici di distribuzione e incontro. E il rischio ancora più grave che le persone che lavorano in quest’ambito siano considerate dei costi di cui si può, alla fine dei conti, fare a meno. Soprattutto se si tratta di realtà più piccole o semplicemente diverse dai colossi che dominano il mercato. È un nodo che va individuato e sciolto a livello politico.

3. Donne e politica

Gli eventi del 2020 hanno certamente prodotto una sovraesposizione della politica e dei politici. Oltre alle conferenze stampa del Presidente del Consiglio e di alcuni Ministri particolarmente coinvolti dalla pandemia e dalle relative misure, la politica è entrata prepotentemente nelle nostre vite. La ragione è ovvia: affrontare una pandemia è una questione politica. I temi che ci hanno raggiunto quotidianamente sono stati tutti definiti dal Covid-19: MES, Recovery Fund, commissari, cts, ristori, DPCM. Ci sono anche altri temi, che i mesi di pandemia hanno risospinto in terza fila, di cui dobbiamo occuparci con progettualità e urgenza. Tra questi, la disparità di genere in politica. Il Global Gender Gap Report del World Economic Forum (2020) è uno strumento utile per comprendere lo stato di cose. Se da un lato aumenta il numero di donne in politica, dall’altro non migliora l’equilibrio di genere nella divisione dei ruoli di potere: di più di 3000 ministri, solo il 21% è donna. Dei 153 paesi monitorati, ben 85 non hanno avuto un capo di Stato donna negli ultimi 50. Così configurato, l’accesso delle donne alla politica risulta parziale e segna una via su cui occorrerà lavorare. Ci sono numerose evidenze che confortano circa la possibilità di integrare questo processo di rappresentazione politica delle donne, anche in posizioni apicali. E superiamo lo stupore, quando accade, come se fosse strano che ‘addirittura una donna ce l’ha fatta’: è questa la normalità. 

4. Educazione alla sostenibilità

I grandi temi che ci hanno accompagnato e che guideranno il 2021 e gli anni a venire impongono uno sguardo più attento alla nostra responsabilità individuale e quotidiana nei confronti di quello che ci circonda. Che sia nella forma di una ritrovata attenzione all’economia locale, un aiuto concreto che ci fa sentire parte di una nuova comunità, con la quale abbiamo affrontato la Pandemia e della quale abbiamo riscoperto il valore, o che sia nella forma di una rinnovata attenzione alle dinamiche ambientali e di sostenibilità per le generazioni future, la nostra responsabilità conta. Le parole di Mario Piccolo, presidente della Fondazione Finanza Etica e coordinatore del Tavolo Economia e sviluppo sostenibile di Padova Capitale Europea del Volontariato 2020, esprimono chiaramente il ruolo della pandemia nella responsabilità sociale di territorio. In un articolo per il Sole24Ore, partendo dalla Laudato Sii di Papa Francesco e passando per l’importanza del volontariato nei sistemi sociali, ci presenta un quadro di speranza nel quale ognuno di noi deve imparare ad avere un ruolo attivo. Nel Report “Pandemia e Resilienza”, si legge, attraverso lenti diverse, cosa significhi quella parola che oggi ci pare abusata e della quale dobbiamo educarci a comprenderne il significato. Sempre sul tema della cooperazione che deve essere la linea guida di un futuro sostenibile per tutti, il Report “World Cooperative Monitor” e ”Le imprese sociali e il bene comune” sono due letture interessanti.

I primi cinque anni del Green Deal, il rinnovato impegno degli Stati verso i Sustainable Development Goals del 2030 promossi dalle Nazioni Unite, il lancio dello European Climate Pact il 16 Dicembre e il sostanziale impegno delle imprese negli ultimi anni hanno invece portato alla luce temi fondamentali, di cui non possiamo non sapere che riguardano i recenti sviluppi sul tema della finanza sostenibile. Insieme alle recentissime regolamentazioni europee, fondamentale è la collaborazione globale sul tema: non c’è niente che come i soldi possa attraversare liberamente i confini e non c’è niente come i soldi che possa incentivare la transizione verde. I mercati finanziari, nel guidare i risparmi e gli investimenti, devono sviluppare incentivi per includere i bisogni del nostro pianeta nel determinare prezzi e rischi. Le istituzioni finanziarie devono mettere la sostenibilità al centro delle decisioni, e lo stesso dobbiamo fare anche noi, perché il bene comune è anche nostro. Sul tema, imprescindibile riflessione per l’anno nuovo, consigliamo le conferenze del Forum sulla Finanza Sostenibile, tenutosi a Novembre, o la lettura del  Report conclusivo della Piattaforma Internazionale sulla Finanza Sostenibile, risalente a Ottobre 2020. 

5.Tra tutto, qualcosa di bello: serie e film

Tra i buoni propositi di un bilancio ben fatto, non si può non tenere conto delle cose belle, che pure abbiamo incrociato in questo anno. Qui, alcune delle serie tv e dei film che ci hanno colpito maggiormente (di molti altri, magari, avremo modo di parlare prossimamente).

5.1 Unorthodox, tra educazione e tradizione

Il 26 marzo 2020 Netflix ha pubblicato Unorthodox (regia di Maria Shrader), una serie ispirata al romanzo di Deborah Feldman Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche. Scritta da Anna Winger e Alexa Karolinski, questa serie racconta di una educazione ricevuta e di una innata. È il racconto di come si possa imparare a stare nel mondo nonostante nessuno ci abbia insegnato le coordinate giuste per leggerlo. Nonostante la sua mancata educazione, la capacità di comprensione della protagonista Etsy, la sua libertà emotiva e di ascolto, la sua innata apertura all’altro e la sua curiosità insaziabile, le permettono di superare barriere insormontabili e di scoprire le varie sfaccettature umane. Unorthodox ha da subito suscitato commenti entusiasti e non a sorpresa, vista la trama e la qualità della narrazione.  Tenendoci alla larga da eventuali spoiler, di questa serie vogliamo trattenere una domanda fondamentale: è possibile che le tradizioni religiose e, in senso più ampio, culturali siano ancora fonte di crescita personale e di educazione? In che modo possiamo educarci ad una postura critica nei confronti della tradizione, da un lato senza perderne gli elementi di vitalità e dall’altro evitando lo strozzamento dogmaticistico?

5.2 Sex Education, l’importanza dell’incontro.

Sul tema dell’educazione alla sessualità e al concetto di genere, ci sembra che questa serie possa dirci, senza troppa leggerezza e sicuramente senza superficialità, più di quello che cercano di dirci ore di “educazione all’affettività” a scuola purtroppo… Sicuramente da guardare, non solo per la bellezza dei personaggi sempre un poco stereotipati, ma soprattutto per la capacità di superare poi gli stessi stereotipi e per l’approfondimento serio di tematiche che riguardano tutti noi, adulti e ragazzi. Non si parla solo di sesso, ma di affettività, di scontro, di incontro e di accettazione: ne abbiamo tutti bisogno.

5.3 Favolacce

Nonostante la produzione cinematografica sia stata colpita profondamente dall’emergenza sanitaria, vi suggeriamo un film particolare che parla di educazione in maniera leggera e profonda allo stesso tempo, ma di una educazione che parte dai bambini ed arriva alla comunità, la quale sembra essere totalmente priva degli strumenti per comprendere. “Favolacce” è una vera e propria favola nera, nella quale viene raccontato il vuoto pneumatico di figure parentali, tra le quali un docente, che dovrebbero insegnare ai propri figli, ma da loro possono solo imparare. Una scuola e una società che non insegna nulla nutre i giovani con un disincanto brutale, dal quale non resta che scappare. 

5.4 Soul, un mito contemporaneo

L’anno si chiude con un messaggio importate e per nulla scontato, che ci viene suggerito dall’ultimo prodotto Disney Pixar “Soul”. Questo film, uscito il giorno di natale, rappresenta un mito contemporaneo sulla vita dell’anima e la sua formazione, il cui significato tanto semplice quanto profondo é: viviamo per il puro gusto di conoscere la vita, non per raggiungere traguardi o compiere missioni. 

Nell’ante mondo descritto dal racconto, le anime si ‘allenano’ con l’aiuto di grandi mentori allo scopo di formare la propria personalità e trovare la ‘scintilla’, intesa come senso profondo dell’esistenza; tuttavia, come avrà modo di scoprire chi tra voi guarderà il film, quella scintilla non si rivelerà essere la loro missione o la loro vocazione, ma il semplice fatto di ‘essere pronti a vivere’ all’insegna della scoperta. 

In un mondo che costantemente ci pone obiettivi e traguardi da raggiungere, anche e soprattutto durante il nostro percorso educativo, rallentare e valorizzare il cammino che stiamo percorrendo, aldilà dei nostri scopi e delle nostre passioni, potrebbe rivelarsi un buon proposito per l’anno che sta arrivando.

5.5 JoJo Rabbit, la forza critica dell’ironia.

JoJo Rabbit è stata una prova coraggiosa di Taika Waititi, regista neozelandese che si è affermato in questo 2020 (ha messo e metterà lo zampino nella serie di Star Wars).. JoJo Rabbit, ad ogni modo, non è il solito film sull’olocausto. Waititi, in merito al tema delicato, decide di entrare dalla finestra. Ad impersonare Hitler, infatti, è lo stesso regista polinesiano ebreo neozelandese, ovvero come da lui stesso dichiarato: quale miglior modo per mandarlo a fanculo? 

Da questi presupposti si delinea una narrazione del Terzo Reich ironica e non convenzionale. Attraverso la storia di JoJo, bambino tedesco che ha come amico immaginario il proprio idolo Adolf Hitler, si presenta una Germania diversa dalle rappresentazioni realistiche e crude di Schindler’s List e di Il Bambino con il pigiama a righe. La Germania di Waititi è colorata e felice, fatta di determinazione e fede nel progresso. Questa la visione già dallo sguardo semplice di un bambino. JoJo stesso, infatti, sembra essere convinto delle idee trasmesse dal regime nazista e si trova in conflitto con personaggi critici come la madre Rosie o l’ebrea Elsa. Da questi scontri l’odio cade di fronte alla domanda di senso  Guardando alla storia di formazione di JoJo, da inconsapevole piccola nazista plasmato da altri, non possiamo non chiederci se questo storytelling sia quello efficace per questo periodo storico. Ci chiediamo se sia il mezzo per contrastare il diffondersi dello hate speech online nonché delle perpetuate discriminazioni etniche e di genere.

6. Libertà, sempre e ad ogni costo.

Proprio da una delle attrici del cast di JoJo Rabbit, Scarlett Johansson, viene una delle richieste più forti e importanti di questo 2020. Attraverso un video, infatti, l’attrice ha fatto un appello per la scarcerazione, da parte del governo egiziano, degli attivisti della ONG Eipr. Tra questi menziona anche Patrick Zaki, studente egiziano che stava frequentando un Master all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, quando è stato trattenuto e messo in prigionia dal governo di Al-Sisi. L’accusa è di aver tentato di rovesciare il regime, un messaggio chiaro e un attacco ad un ragazzo studioso e attivo nella lotta per i diritti umani.

Come attacco alla democrazia e al rispetto della dignità e dei diritti inalienabili, anche noi di Education Around sentiamo il dovere di unirci alla richiesta di scarcerazione. #freepatrick.

Noi di Education Around concludiamo un anno intenso e ci prepariamo ad un 2021 a cui guardiamo come occasione per mettere in pratica ciò che abbiamo imparato sin qui, per continuare ad imparare. Educazione, formazione, istruzione di certo non si fermeranno: noi proveremo a fare altrettanto.

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