Un nuovo modello di scuola rivolto verso il futuro

di Davide Nostrini

Educazione e futuro non sono sinonimi secondo il dizionario, ma certamente lo dovrebbero essere per tutti coloro che lavorano a stretto contatto con i giovani, a partire dagli insegnanti e poi proseguendo con educatori, psicologi, imprenditori, amministratori locali e quindi per gli “attori” che impattano con modalità più o meno dirette all’interno della vita dei ragazzi . In questo articolo proviamo ad analizzare i tre temi cardine di questo mondo: l’istruzione, l’educazione e la formazione. Un schema chiaro su come impostare il domani, senza inventarsi nulla, ma semplicemente unendo i puntini delle singole eccellenze ed eliminando dall’equazione ciò che limita il volo verso il futuro.

La scuola non è solo nozioni

La scuola non può essere solamente un luogo dove imparare nozioni teoriche, ma deve poter avvalorarsi un ruolo più ampio che guardi all’intero percorso di crescita del ragazzo. I paesi del nord Europa da tempo sono il benchmark per comprendere le politiche più efficaci per garantire un percorso formativo completo e idoneo, utile quindi ad affrontare la vita da tutti gli angoli. Troppo spesso alcune aree tematiche non sono minimamente integrate all’interno dell’offerta didattica o extra didattica e altrettanto spesso vengono considerate come “ore perse” dagli insegnanti e presidi del nostro Paese. La realtà è che non tutto può essere finalizzato ad una verifica o al conseguimento degli standard ministeriali, ma serve un passo avanti verso la costruzione di percorsi che rendano i bambini e i ragazzi di oggi, i futuri consapevoli e capaci cittadini del domani. Serve innanzitutto un passaggio culturale che valorizzi il singolo studente all’interno del percorso. Classi da 30 sono quanto di più lontano esiste se consideriamo il progresso di ogni individuo all’interno della comunità il nostro obiettivo primario. La proposta è massimo quindici o diciotto studenti per classe in modo che ognuno di essi possa avere un rapporto proficuo e completo con gli insegnanti, che non si limiti solo alla spiegazione o al compito in classe. Da qui nasce la necessità di aprire le scuole oltre l’orario curricolare, oltre le fatidiche 13 e non per fare lezione fino alle 14, ma per consentire ai ragazzi di stare insieme attraverso attività che stimolino il loro conoscere e la loro voglia di fare, altresì la scuola è destinata a fare solo un pezzo del cammino e solo nel migliore dei casi, ossia l’istruzione.

Meglio vivere insieme

Gli esempi sono molti, ma tre temi forse sono veramente indispensabili. Il primo è un serio programma di educazione alla salute. Già dagli ultimi anni della scuola elementare, ma nelle giuste misure anche dalle scuole elementari, serve dedicare almeno 10 ore a quadrimestre ai temi della salute, dal BLS (basic life support), alla chiamata ai numeri d’emergenza, all’educazione ad un corretto stile di vita alimentare e fisico fino al benessere psicologico e continuando con l’avanzare della crescita anche all’educazione sessuale e sentimentale. E’ infatti importante non solo istruire i ragazzi sui cambiamenti fisici che riguardano l’adolescenza, ma anche sulla capacità che ognuno di noi deve possedere nel relazionarsi con gli altri sotto questo punto di vista, affrontando anche il tema della sessualità come scoperta di se stessi e come accettazione del proprio essere. A partire dalle scuole medie si verificano frequentemente episodi di bullismo o cyberbullismo che hanno alla base una discriminazione che verte su questa tematica. Le scuole superiori e i licei non possono che ampliare i progetti coinvolgendo associazioni, enti ed esperti al fine di rendere veramente maturi gli studenti alla fine del percorso. Uno dei punti più critici è sicuramente lo sport. A scuola si fa troppo poco sport e non si ha la padronanza di un progetto che come nel modello anglosassone, consenta ai ragazzi di fare almeno due volte la settimana sport a scuola, soprattutto per coloro che non sono già iscritti a delle società sportive e passano i loro pomeriggi a navigare nel web. Lo sport è una grande occasione di crescita personale e consente d’imparare i valori della vita quali l’amicizia e il gioco di squadra. Cambiare rotta ora significa lanciare un importante investimento sulle strutture scolastiche e sulle future generazioni.

Formare per competere

Il secondo punto non può che essere la formazione e l’innovazione tecnologica, nel campo ambientale per esempio. Il mondo ruota intorno a questo segmento che diverrà strategico nei prossimi anni. Nella mia esperienza incontrando gli studenti nelle classi, ho scoperto la necessità di avere proposte concrete in questo campo, dal riscaldamento globale, alle nuove eco-tecnologie, fino alla semplice raccolta differenziata nelle classi, cosa non scontata ancora oggi. Serve costruire un modello che leghi le scuole e le università al mondo delle imprese e al terzo settore. Un patto che coinvolga tutti i protagonisti del territorio e renda i giovani il centro degli investimenti e dell’insegnamento. Le riforme in materia degli ultimi 10 anni non hanno fatto che impoverire l’offerta tecnica delle scuole, “liceizzando” ogni cosa. Il nostro paese è composto da piccole e medie imprese che come piccole multinazionali competono su decine e decine di comparti economici. La valorizzazione delle nostre eccellenze e del prodotto finale è fondamentale per continuare a rendere attrattivo e competitivo il nostro marchio: il Made in Italy. Migliaia di aziende richiedono conoscenze sulla programmazione dei macchinari, sull’uso del CAD, sulla gestione del taglio e sull’analisi in produzione, ma pochissime scuole riescono a garantire questo percorso. Formare significa anche investire seriamente nell’educazione civica già a partire dalle scuole medie, con programmi affiancati alle ore di storia e capaci di stimolare i ragazzi all’elaborazione di un pensiero critico. Il rischio di avere le future generazioni completamente ignare dei meccanismi democratici, della storia delle istituzioni e delle risorse della comunità, è tangibile. Serve invertire la rotta ora, per dare una speranza al futuro del Paese.

Una mentalità diversa

Le cose da fare sono molte, ma serve per iniziare una diversa mentalità che approcci il mondo della scuola e dei giovani. Insegnanti anziani demotivati, oppure giovani docenti senza qualifiche, educatori sottopagati, genitori che si confederano in sindacati dei figli, centri giovani vuoti e associazioni non in grado di attrarre le future risorse umane. Scuole aperte solo fino a quando serve, nessun progetto che riguardi l’arte o lo sport, classi pollaio e strutture ormai esauste e fredde. Se vogliamo cambiare il futuro serve cambiare radicalmente il presente e far sì che la scuola non sia una prigione dove trascorrere 13 anni della propria vita, ma un luogo dove crescere, imparare, migliorare se stessi, stimolare le proprie curiosità e passioni, stare insieme e uscire dall’individualismo di internet. L’età scolastica dell’obbligo va portata a 18 anni, allineandosi così ai migliori paesi europei. Per fare ciò servono investimenti, coinvolgimento, comunità. La scuola italiana è stata un’eccellenza mondiale e sotto pochi aspetti lo è ancora, ripartiamo da qui, dalla nostra storia per tracciare la linea di un futuro migliore.

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