Se non puoi combatterli unisciti a loro: lo smartphone nelle classi tra integrazione e rifiuto

“Ricordatevi di guardare le stelle”, diceva il famoso cosmologo e astrofisico Stephen Hawking.  Questa la frase che ha ispirato il preside dell’Istituto sportivo San Benedetto di Piacenza, che quest’anno ha proibito l’uso degli smartphone in classe grazie all’adozione di una tecnologia americana che scherma il segnale del telefono, rendendolo, almeno durante le ore di lezione, totalmente inutilizzabile. Si tratta della tasca YONDR, nella quale ogni alunno ripone il proprio smartphone all’inizio dell’orario scolastico.

“Questa non è una iniziativa punitiva ma ha una finalità pedagogica. Lo scopo è aiutare i ragazzi a socializzare maggiormente con l’ambiente circostante”. Il Dirigente nella lettera inviata ai genitori dei ragazzi dell’istituto ribadisce il concetto, spiegando che “seppur consapevoli della grande utilità dei cellulari, crediamo che il loro utilizzo diventi sempre più una fonte di distrazione, di comportamenti asociali e di conflitto sia a scuola che a casa”. Ciò che si auspica con questa rivoluzione è un maggior coinvolgimento degli studenti nelle attività di classe e nei compiti, una minore dipendenza dalla tecnologia nello svolgimento dei compiti in classe, una diminuzione degli atti di cyberbullismo, minor distrazione e attitudine a procrastinare i compiti.

Questo progetto si afferma in evidente controtendenza con la linea promossa dal Ministero dell’Istruzione, fautore di una scuola sempre più digitale, connessa, dove lo smartphone, i PC e la tecnologia sono integrati nel percorso educativo e didattico e non esclusi. Coerentemente con questa linea si vuole promuovere la creazione di classi totalmente digitali e di sperimentazioni innovative nel campo della didattica che cercano di colmare il gap tra la scuola tradizionalmente intesa e il metodo di apprendimento che si sta affermando in questi ultimi anni e che prevede un approccio alla conoscenza per molte ragioni diverso. A guidare l’uso didattico e consapevole dello smartphone in classe si impone una sorta di Decalogo stilato dal Ministero, che parla di PUA (Politica di Uso Accettabile), partendo dal presupposto che proibirne l’uso non è la soluzione.

Proprio queste due linee così distanti devono far riflettere su quale sarebbe la soluzione migliore per coniugare la nostra società “telefonica e interconnessa” con un metodo educativo alla pari e all’altezza del mondo in cui i ragazzi vivono e crescono.  Il telefonino rappresenta il terzo sempre presente, l’attesa che non c’è, l’immediatezza, l’assenza di procrastinazione. Nella società di oggi viene quindi a mancare quello spazio mentale che sta tra la percezione della realtà, l’assenza dell’oggetto e l’elaborazione della sua perdita attraverso la fantasia, mantenendo così l’illusione che non ci sia differenza tra l’esserci e il non esserci.

L’accesso alla produzione simbolica risulta in questi casi indebolito, così come alla fantasia e alla tolleranza della prima potenziale frustrazione dovuta alla distanza tra il desiderio e la realizzazione; si può dire che l’adolescente rischia di non riuscire più a sperimentare una solitudine costruttiva e questo è evidente nella società di oggi.  Ciò costituisce infatti una delle motivazioni principali della nostra solitudine depressa, del nostro bisogno di guardare cosa gli altri fanno nella vita, di sapere passato e presente di tutte le persone con cui siamo in contatto in ogni momento del giorno, in maniera compulsiva e spasmodica, togliendo tempo a tutto quello che il nostro caro Hawking identificava come “stelle”.

Ma è veramente con la proibizione totale che si educa alla disintossicazione? E cosa succede quando il cellulare viene vietato in classe ma non ne viene regolato il suo uso durante tutto il resto della giornata? Non si corre il rischio di far sembrare al giovane la scuola un ambiente ancora più retrogrado e vetusto di ciò che è in realtà? Sì, il rischio è presente e potenzialmente molto pericoloso ed è bene pensare a come la scuola dovrebbe accompagnare per mano il ragazzo verso la consapevolezza di sé stesso e di ciò che è il mondo intorno a lui, mostrargli i pericoli e le insidie del cielo e fargli conoscere le stelle.

Fonti e risorse:

https://www.orizzontescuola.it/uso-del-cellulare-classe-lunedi-line-un-curriculum-educazione-civica-digitale-fedeli-annuncia-25-milioni-la-formazione-dei-docenti/

http://www.psychiatryonline.it/node/2065

https://www.ilpiacenza.it/video/yondr-liceo-san-benedetto.html

http://www.repubblica.it/scuola/2018/09/15/news/scuola_cellulari_free_piacenza-206546354/

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