L’istruzione sommersa

Istruzione sommersa

Chi si può permettere di passare il debito di settembre? Chi ha i soldi per recuperare una insufficienza? Per quale fascia di popolazione è possibile andare a ripetizioni dal migliore insegnante due, tre, quattro volte alla settimana? Gli interrogativi sono retorici e le ovvie risposte sono fastidiosamente trascurate dalle istituzioni, dalle famiglie, dagli studenti, dagli insegnanti. Un tacito accordo tra docenti, scuole, Dirigenti e inevitabilmente mondo politico che nasconde un problema enorme, presente nel nostro Paese in maniera endemica e al quale siamo purtroppo già assuefatti.

Secondo una indagine della Fondazione Luigi Einaudi (2016), la metà degli studenti delle scuole superiori dichiara di avvalersi di ripetizioni private oltre l’orario scolastico e il 90% delle lezioni private non sono dichiarate al fisco e vanno quindi a sommarsi alla cosiddetta economia sommersa, che tanto fa indignare. Sembra invece scontato che se la scuola funziona male durante la mattina, tocca metterci una pezza al pomeriggio e magari ecco, si, senza fattura. Per quale motivo una attività illegale praticata abitualmente dal 90% degli insegnanti e da numerosi laureandi, laureati e studenti è vista così di buon occhio, a volte addirittura incentivata anche dentro le stesse scuole pubbliche, dove i docenti stessi consigliano di andare a ripetizioni ai propri alunni meno diligenti? Siamo di fronte ad una delle tante falle del sistema, che esiste e non ha mai smesso di godere di buona salute, infatti lo diceva già Don Milani nel 1967 in “Lettera ad una professoressa”:

“Ci sono dei professori che fanno ripetizioni a pagamento. Invece di rimuovere gli ostacoli, lavorano a aumentare le differenze. La mattina sono pagati da noi per fare scuola eguale a tutti. La sera prendono denaro dai più ricchi per fare scuola diversa ai signorini. A giugno, a spese nostre, siedono in tribunale e giudicano le differenze. Non è che il babbo di Gianni non sappia che esistono le ripetizioni. È che avete creato un’atmosfera per cui nessuno dice nulla. Sembrate galantuomini.” (Milani, 1967)

Si raccontava di una scuola classista che discriminava i figli dei contadini dai figli dei dottori e a distanza di cinquant’anni l’accusa potrebbe essere uguale e resterebbe parimenti inascoltata. È davanti agli occhi di tutti ma non se ne parla, non ci sono studi, nessuno propone una indagine accurata e controllata rispetto a questo tema.

“Il costo orario medio delle ripetizioni private è di 27 euro. Per recuperare la sufficienza uno studente necessita mediamente tra le 50 e le 70 ore di lezioni private. Ossia due ore a settimana per 25-30 settimane (6 mesi). Il costo annuo medio per lo studente che sceglie di prendere ripetizioni private è di 1620 euro. Gli studenti delle scuole superiori che seguono almeno un corso di ripetizione sono il 50% del totale. Se dunque la media è di 3 ore di ripetizioni a settimana, si tratta di un esborso mensile pari a circa 324 euro, cifra che sale nei mesi di agosto e settembre, quando le ore di lezione si intensificano a causa della necessità di recuperare debiti e esami di riparazione.” (Sasso, 2016)

Il problema di questa pratica consuetudinaria non è solo economico purtroppo, anche se solo le mancate imposte e contributi versati su questa attività non sono affatto trascurabili, un male per la società che non è percepito nella miopia del momento. Il problema è sociale, di classe, mina le basi di una delle più grandi conquiste del Welfare State così come lo conosciamo, cioè l’istruzione pubblica, uguale e soprattutto gratuita per tutti. Con i soldi delle imposte non versate al fisco, si potrebbe pensare ad una qualche alternativa efficiente ed intelligente per evitare il problema alla base, per far sì che l’istruzione sia di qualità dentro la classe e che non si abbia poi bisogno di ricorrere alle salate lezioni pomeridiane, o per lo meno che venga implementato un sistema di doposcuola alternativo, gratuito e integrato al sistema scolastico. I professori potrebbero rimanere a scuola uno, due giorni a settimana e rendersi disponibili per chiarire i dubbi, fare esercizi, colmare le lacune con altri metodi, con più calma e con più tempo. Ma questo non solo durante l’estate o all’avvicinarsi di settembre: sempre, tutte le settimane per tutto l’anno dovrebbe esserci la possibilità di un servizio che venga richiesto dallo studente stesso e che sia però assicurato per tutti, con evidenti vantaggi dal punto di vista della cosiddetta equità procedurale (vale a dire, a nessuno deve essere garantito il diploma, ma a tutti devono essere garantite identiche possibilità per raggiungerlo).

Cosa dice la normativa a riguardo? Dal Decreto Legislativo numero 297 del 1994 all’interpello 40/2010 del Ministero del Lavoro, agli insegnanti viene chiesto di avvertire i dirigenti nel caso in cui decidano di dare ripetizioni (e quindi ottenere un salario aggiuntivo) e gli si chiede anche di non farle agli studenti del loro stesso istituto e di dichiarare al fisco le entrate. Ma tutto questo, ovviamente, non accade. Se si riuscisse a farle emergere, per esempio permettendo a chi le fa di aprire partite iva a regime agevolato, con meno complicazioni amministrative di quelle ordinarie, basterebbe tassarle al 5 per cento, aliquota irrisoria rispetto alla generale imposta sugli scambi (simile a quella invece su beni di prima necessità come il macinato) e il fisco recupererebbe 40 milioni all’anno.

 

Fonti:

Decreto Legislativo 297 (1994). [Disponibile a: https://archivio.pubblica.istruzione.it/comitato_musica_new/normativa/allegati/dlgs160494.pdf]

 Quanto vale il mercato nero delle ripetizioni scolastiche? Evasione per oltre 800 milioni di euro l’anno. Storia e numeri di un fallimento di stato. [Disponibile a: http://www.fondazioneluigieinaudi.it/focus-fondazione-luigi-einaudi-le-ripetizioni-valgono-quasi-1-miliardo-il-90-in-nero/].

Milani, don L. (1967). Lettera ad una professoressa.

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. (2010). Interpello 40/2010. [Disponibile a: http://sitiarcheologici.lavoro.gov.it/Strumenti/interpello/Documents/402010.pdf]

Sasso, M. (2016). Il business delle ripetizioni vale 800 milioni di euro. [Disponibile a: http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/07/26/news/il-business-delle-ripetizioni-800-milioni-in-lezioni-private-1.278567]

Immagine di copertina: particolare di un affresco nella chiesa di San Galgano a Montesiepi di Ambrogio Lorenzetti (1334-1336).

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